Quando la radio ha dato
l'annuncio della morte di papa Wojtyla, ricordo, stavo incastrato in
una coda piovosa sull'autostrada all'altezza di Bologna con mio
padre, anche lui già molto malato. Anzi mi pare tornassimo proprio
da una sua visita di controllo. Più tardi avrei assistito anch'io a quella scena,
agghiacciante, di lui per l'ultima volta al balcone, che prova a
parlare ma non riesce, deve arrendersi, il volto dominato dalla
sofferenza, la bocca deformata in un rantolo atroce: io ne ho viste
di cose, ma quella... Quella non la ressi neppure io, ancora oggi
rivederla m'agghiaccia, non riesco a superarla. Mi spaventa come un
bambino. È una delle scene più spaventose non solo che mi sia
capitato di vedere, ma senza dubbio che vedrò per il tempo che mi
resta. Adesso mi sono imbattuto in un programma, “La Basilica
Nascosta”, dove, insieme alle tante meraviglie di San Pietro, si
parla appunto di quelle ultime ore di Giovanni Paolo Secondo e a
raccontare è il Vicario Generale di Sua Santità, cardinale Angelo Comastri: m'incanto alla voce di un religioso che parla come un
bambino, racconta fatti privatissimi e capolavori immortali con
l'innocenza di un vecchio bambino, un prete che crede nel Paradiso,
nella misericordia, che crede in Dio senza filtri. Non smetterei più
di ascoltare i suoi aneddoti mistici, che mi commuovono come
commuovono lui che li rievoca. Mi restituiscono refoli di quella fede
che ho perduto e che tra le mie bestemmie rimpiango. Come un bambino
che non sa dove andare, non riesce più a trovare nessun senso in
niente. Nessuna luce. Berrei una speranza come l'ultima stilla d'acqua, e invece
non viene. Ma come fai a trarre il divino dal sacro, da questi marmi,
questi legni, ma non vedi che non c'è niente, che è tutto inganno,
e sofferenza, ma come puoi basare la tua vita su una favola, vorrei
chiedere a questo prete che stasera sorride mentre racconta, e mi
conforta. Non succede tanto spesso, di solito gli ecclesiastici
oscillano tra incanto e realpolitik e parlano del Padreterno come di
un affare interno, con la concretezza sbrigativa e un po' misteriosa
degli addetti ai lavori. Comastri no. Racconta il Crocefisso e dice
che tutto sta dentro, il resto è contorno.
Commenti
Posta un commento