Era prevedibile, ma fa
schifo lo stesso: dopo la sequela di fatti trucidi, incredibili, a
Macerata, una giovane tossica fuggita da una comunità, ritrovata a
pezzi in due trolley, uno sfigato fascista esaltato che tenta la
strage di africani, sono uscite le polemiche più miserabili e
quindi più veraci del Paese elettorale: ha cominciato la destra, nel
modo più squallido, poi la sinistra ha vinto a mani basse con una
strumentalizzazione oscena: terrorista è solo il bianco fascista, gli
islamici al massimo sono disadattati, malati di mente, sempre col non
detto “però le loro ragioni le hanno”. Ma, a parte il discutibile sforzo di
bilanciare con un delirio sporadico una teoria di azioni che da anni
insanguinano tutto il mondo, chi conosce lo
sparatore Traini sa che è uno sfigato, un mignottaro convertito
all'estremismo, uno effettivamente in cura da uno psichiatra. Solo
che per i vignettari militanti e stupidi non conta, anzi tutto è
buono per stravolgere senso e comprensione.
Fa schifo, ma era
prevedibile e lo è anche un'altra cosa: che, al netto di questo
scannarsi sterile, la follia di Macerata farà gioco a chi dice che
di stranieri ce n'è troppi. Per questo Salvini non si scalda più di
tanto anche se il delinquente era dei suoi.
Macerata, l'ho scritto personalmente su Lettera43, non è centro
aggredito dai migranti in modo paragonabile a Milano, Roma o
Lampedusa, ma diventa sintomo di una esasperazione che c'è e che, se
pure è per definizione sopra le righe, esagerata, trova però i suoi
fondamenti: di immigrazione fuori controllo quanta se ne vuole, di
spaccio alimentato dai fuori controllo quanto se ne vuole, di paura e
malcontento anche di più. Naturalmente, tutto poi si presta a venire
gonfiato, usato, strumentalizzato; ma la situazione va vista in modo
analitico, nei suoi presupposti e nelle sue derivazioni e, per quanto
le grancasse si scontrino, il loro rumore non può coprire un dato di
fatto: che, fino a prova contraria, la giovane tossica Pamela è
stata fatta fuori e sezionata da almeno un nigeriano, che probabilmente era in combutta con altri, in un appartamento di un condominio
residenziale che era diventato una piazza dello spaccio e del
consumo, cosa che – parlo anche per esperienza personale – gli
altri inquilini non potevano in alcun modo ignorare. E forse non
l'hanno fatto, forse semplicemente non sono stati ascoltati. Ma dove
c'è un giro di droga, finisce la pace, per chiunque. E le
conseguenze coprono una strada, un quartiere intero.
Quello che si sa è che
quel giro, come altri in città, era controllato, alimentato da
malavita africana e il punto decisivo, nella percezione comune, sta
qui. Servono a poco le vignettine, gli stravolgimenti. Attenzione,
non si sta sostenendo che un balordo allucinato, un aspirante
stragista razzista, avesse a sua volte le proprie ragioni; dico una
cosa del tutto distinta e cioè che anche nelle città piccole,
sonnacchiose, di provincia si avverte l'insicurezza legata – a
torto o a ragione, ma mai completamente a torto, in modo anche
istintuale ma mai completamente irrazionale – ad una immigrazione
che appare fuori controllo, comunque non adeguatamente controllata, e
che effettivamente delinque e, ecco lo choc collettivo, si rivela in
grado di uccidere, di scannare in modo primordiale e insensato. I
politici, a tutte le latitudini, non sono granché, sono stupidi e
culturalmente irrilevanti, quasi sempre. Ma quasi mai sbagliano gli
umori, e i loro sondaggi riservati, che non sono quelli dati in pasto
alla pubblica opinione, li illuminano. Le atrocità di Macerata non
svilupperanno un contraccolpo verso un senso di accoglienza e di
solidarietà che è già al punto di saturazione, ma, al contrario,
finiranno per fomentare insofferenza e diffidenza, in parte facendone
anche un pretesto.
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