Il
giorno più breve è il 21 dicembre, solstizio d'inverno ma il giorno
più corto è santa Lucia quando un tempo i bambini ricevevano i doni
e santa Lucia era ieri, è passato, da qui in poi la notte non avanza
più. Da qui in avanti, è un piccolo passo verso la riconquista
della luce. Io ci arrivo senza forze, senza alzarmi riposato, senza
ciò che dovrei fare per godermi la salute. Ci arrivo arrancando, ma
continuo. Il reading teatrale a cui sto lavorando è a buon punto e
subito dopo Natale cominceranno le prove vere: è qualcosa che volevo
fare da tempo, e dentro ci stanno molte cose che volevo dire da
tempo. Corinna ha avuto tante idee che mi sono piaciute, ha saputo
integrare le mie in un lavoro coerente, tutto si va definendo. I
brani a volte li avete letti, ascoltati, altri sono nuovi, ma un
racconto li lega e dentro c'è un senso di ammissione, di presa
d'atto: si parla sempre degli sconfitti a dovuta distanza, per
compatirli, oppure invadendo la loro disperazione in modo deliberato,
per quella sorta di perdizione narcisistica che è così tipica
dell'artista, del poeta maledetto, del beatnik. A me tutto questo non
interessava, mi è sempre importata la rinuncia qualsiasi, quella che
nessuno consola, perché non si vede, perché non è eclatante, è
vissuta con la dignità del riserbo. E di questa posso parlare, non
ho bisogno di sfrattare nessuno, mi appartiene, è sempre con me. È
anche un punto finale su qualcosa che pretendeva di essere ciò che
non poteva, su un modo di intendere un mestiere a lungo troppo
idealistico, troppo illusorio, su una esaltazione immatura, senza
ascoltare la voce della coscienza, rifiutata in fama di tentazione,
fino a che non è stato tardi. Infine, è uno sguardo sul rapporto
con le coscienze esterne, sulle voci da fuori, di un pubblico che non
c'è, presenze d'ombra. Se sono stato abbastanza vago, mi fa piacere
perché non si deve dire di più. Però, ecco, quello che tra un paio
di mesi torna, dopo cinque anni di latitanza, sono sempre io, però
non sono più io. Sarà interessante anche scoprire cosa sono
diventato, una volta sul palco. Spero che questo lavoro, che è
semplice ma concreto, pieno di spunti, di situazioni, concepito bene, equilibrato,
insomma un'opera matura, spero possa viaggiare un poco, partendo dal
teatro di Capodarco e proseguendo poi per la mia amata san Ginesio.
Non ho avuto fretta, ho aspettato con pazienza, a volte con
rassegnazione, finché il giorno di ripropormi è arrivato: è
sembrata la cosa più naturale del mondo anche se invece era una
combinazione, ho trovato una regista-coprotagonista che, senza avermi
conosciuto prima, ha capito subito come ero, e come dovevo essere una
volta salito sotto le luci. Perché è sempre una questione di luce.
Tutto il resto, lo capiremo insieme.
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