Alla fine di ogni anno si
dice che il prossimo andrà meglio, invece le cose si complicano
ancora di più. Per me è stato un calendario assurdo, durante il
quale ho lavorato senza tregua ma mi ritrovo più in rosso di prima (anche
grazie al ciarlatano Renzi che ha disposto il pagamento anticipato
dell'IVA e perfino a prescindere da quanto realmente avrei incassato,
oltre ad avere alzato costi, tributi e imposte per i cosiddetti
autonomi come me). Non è mai stato tanto difficile, ma anche, per
altri aspetti, così gratificante: certe avventure, come i due megaconcerti legati a San Ginesio, li porterò per sempre con me, ogni momento, ogni difficoltà e voce e sorriso. Un anno che per me è finito
l'ultima settimana di agosto, quando mi sono ritrovato dalla
pozzanghera di mare casalingo a una corsia di ospedale contando le
ore che restavano a mia madre. Lei invece è ancora qui e per me è
strano ritrovarla stasera alla cena della vigilia insieme a mio
fratello. Certo, l'occasione non è delle più mondane e festaiole,
ma si prende quello che c'è. La guarderò e so già che mi
passeranno davanti tutti quei giorni inutili, che sorgevano e
tramontavano senza che noi ce ne s'accorgesse, presi com'eravamo a
tamponare le mille falle di una vecchia madre in emergenza. Giorni
sprecati, forse, ma che sono serviti a ritrovare un senso dell'essere
persona, di agitarsi per qualcosa, per qualcuno: non può esaurirsi
tutto nello scrivere, è qualcosa che alla lunga inaridisce e poi io
ho sempre tratto le cose che propongo dalla mia vita, anche se spesso
la mia vita è solo un tramite per quella degli altri.
Qualcosa di buono,
comunque, lo conservo. Credo, nel mio piccolo, di non aver mai
lavorato così bene, sono tanti i pezzi che mi hanno dato
soddisfazione, e mi pare che i miei lettori siano ormai tutti tornati
(dopo la brutta storia del Mucchio) e se ne siano aggiunti di nuovi.
Quelli che non ci sono più, in massima parte li ho eliminati io.
Anche qualche amico sempre più presunto ho perso o per meglio dire
scaricato per la strada: ti porti dietro i tuoi pesi, fino a che ti
accorgi che sono diventati non solo inutili, ma addirittura
ingombranti, deleteri. Gente che non avresti mai voluto vedere
ridotta schiava dei suoi vizi, totalmente fuori controllo, preda di
chissà quali alchimie. Brutta storia, a volte, diventare ricchi,
ereditieri parassiti: e allora, non resta che cancellare 40 anni in 4
minuti.
Quasi per compensazione, ho ritrovato, ed è stato bellissimo, amici perduti, sparpagliati dall'esistenza, più di un quarto di secolo senza sospettarsi e poi ci ritroviamo al tavolino di una trattoria come la sera prima, come quando scoppiavamo da obiettori, ed eravamo pischelli ancora. Ho anche incontrato
milioni di delusioni, di accidenti spiccioli, e tanto dolore fresco,
tanta incertezza e paura, ho cercato di trasmettere un coraggio che
neppure io ho, ma anche questa è la mia vita, lo è sempre stata. Un
altro giro di giostra sfiancante, spesso avrei voluto passare a
dormire attaccato al calorifero come Pino, perché non ce la facevo a
continuare. Ma la vita ti trascina a dispetto della tua stanchezza e
così archivio un altro inventario faticosamente ma con prospettive
interessanti a cominciare dal reading teatrale che va prendendo
forma: questione di un mese, poco più, per il debutto. Anche questa,
per me, è una piccola grande rinascita e sono sicuro che ne varrà
la pena, è un lavoro maturo, intenso, su un altro livello. Si
sopravvive, insomma, a dispetto delle stagioni che si depositano...
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