Come ogni mattina sono da
mia madre a occuparmi dei gatti quando dalla finestra mi sale gran
schiamazzo, ma cos'è? È l'ennesima trovata scema d'un burocrate,
questa consisterebbe nell'infilare ai ragazzini una atroce maglietta
ministeriale, corredarli di libercolo corroso e lasciarli bradi
all'aria aperta: risultato, senti che titolo polveroso di stalle Miur,
“Libriamoci - Giornate di Lettura nelle scuole”. Naturalmente non
legge un cazzo nessuno e tutti si rincorrono nel generale casino.
Scendo, una maestra triste mi supplica, “non vuole ascoltare
qualche racconto dai nostri bambini?” la guardo, odio i bambini, le
scuole, le maestre sfiorite dalle zanne gialle, la burocrazia
demenziale, le ministre diplomate alle serali che riscaldano le
solite minestre, rispondo che ho un'emergenza ospedaliera ed è vero
ma quella non mi crede, è chiaro, mi odia con lo sguardo,
l'abbandono ostaggio della stolidità didattica. Siete patetici, ed è
palese che state sbagliando tutto, perché non è questione di
portare la scuola all'esterno ma l'esterno nella scuola. Ebbi, in
tempi già ebbri di decreti delegati, una maestra-fantasia che ci
portò sulla luna, in tivù, in aeroplano, ma, una volta in classe,
si lavorava: ed era lì la festa, neanche un minuto di non amore.
Adesso i tempi sono scoppiati, impongono a tutti il gioco, è di
sinistra il gioco, è progressista, antiautoritario, politicamente
corretto, pacifista, ecologico ambientalista, antivaccinista e anche
un po' vegano, antitrumpista e costruisce ponti, meglio ancora quegli
angoscianti giochi di legno di centosessant'anni fa, poi in classe gli
sparano overdose di telefonini auspicati dalla solita analfabeta
neanche tanto di ritorno, il bambino deve giocare, così si
riappropria dello spazio vitale, trova il suo ruolo nel mondo, impara
a coesistere con gli altri. Stocazzo. Monumentali fregnacce. Il
bambino, quando gioca, gioca e morta lì. E se nessuno gli insegna a
distinguere il gioco dall'impegno, resterà a vita uno che gioca,
prenderà la vita in modo irresponsabile, da alienato, le conseguenze
oscillando tra lo scriteriato e il devastante; del resto, servono
ancora conferme? La scuola serve a giocare oppure apprendere,
possibilmente con passione? Il burocrate ministeriale prende la
strada più breve, eclatante, ma sterile: deresponsabilizza se stesso
e gl'insegnanti, casomai la colpa sarà degli alberi. Svolto una
strada, c'è la stessa scena, due ragazzini imbestiati corrono dietro
a una compagna, “fermati puttana!” e la centrano con librata in
nuca: a quel punto la mocciosa piange dirotta, i teppisti ridono
osceni, la maestra fin che può finge di niente.
scorro il sito di questa iniziativa:
RispondiElimina"Tre i filoni tematici proposti: Lettura e ambiente, Lettura e solidarietà, Lettura e benessere"
fanno meglio a picchiarsi tra di loro.
vit
Si chiama indottrinamento.
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