Adesso che stai male
prigioniera d'un letto d'ospedale c'è una bell'aria fuori, fresca di
cascata di speranza, di nostalgia e biscotti in una stanza e mi
sovviene la chiesa di san Luca, la Madonna ove mi battezzasti, e mi
sovviene quel quartiere immenso, e i tram e i prestinai e il bianco e
nero di un'età a colori, e mi sovviene che tutto era buono e delle
sere che s'illampionavano e tenebre minacciose mai, che devo aver
settembre dentro il sangue e adesso che ci sei ma sei sfinita risento
la tua mano e per la vita ho paura di perderla di colpo come non mi
era successo e non è tutto, è che l'aria nuova, senza colpa,
innocente l'aria bella che me la respiro non mi serve a niente, non è
carburante, non più mi riposa se la faccio entrare e langue si
sbiadisce questa festa che non c'è, riposo stanco, domenica vana e
sei rinchiusa nella malattia e lontana, com'è distante tutto, ogni
quartiere, ogni Madonna, ogni istante, ogni pianta e profumo e
marciapiede, ogni pomeriggio di malinconia che non conoscevo e già
amavo, ogni silenzio coi negozi chiusi e l'incognita dolce,
consolante della Madonna che vi unì e mi vide, ogni mano in cui mi
rifugiavo, ogni settembre che l'aria ritempra.
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