Parlo per me, solo per me
ma dico che mi ha straziato la sventura dell'americano finito nelle
grinfie del regime nordocoreano, dal quale è stato sì salvato, dalla attuale amministrazione, dopo
un anno e mezzo di galera durante il quale Obama si era disinteressato della faccenda, ma quando ormai non c'era più. Morto per
avere preso un poster del dittatore. Otto Warmbier era un ragazzino,
uno studente, e come quasi tutti i ragazzi era pieno di voglia di
vivere e incline a fare innocenti sciocchezze per scherzarci sopra. E non poteva credere al suo incubo, terrorizzato dopo una atroce condanna a 15 anni per una fotografia,
in coma da un anno, probabilmente a causa di qualche droga fra le
tante che lo riempivano. Ecco, questo è nascere e morire per niente.
Per la pazzesca, mostruosa onnipotenza di un regime fuori dal tempo e
dalla storia, fuori dal mondo e da ogni umanità. “Brutale” lo ha
definito Trump e ha ragione e io vorrei vedere la stessa rabbia senza
diplomazia e senza calcolo in quelli che comandano qui e che invece
non tradiscono mai, frigidi automi senza sangue: noi abbiamo sempre “piena sintonia” su tutti
i punti, come dice Mattarella siano parigrado europei, dittatori
sudamericani, alieni, delegati dell'Isis. Qui c'è gente che si fa le
foto col dittatore della Corea del Nord, che ne rivendica l'umanità e
la sagacia politica, ci sono comunisti e leghisti che lo esaltano
sapendo delle migliaia di imprigionati, le moltitudini di Otto senza
colpa. Non hanno letto il libro di Blaine Harden, “Fuga dal Campo
14”, sulla fuga di Shin Dong-hiuk, che non lasciava scampo a
nessuna sgangherata ironia, e se l'hanno letto se ne sono fregati,
hanno minimizzato, hanno tirato via. Mi ha sempre fatto schifo questo
atteggiamento, mi ha sempre fatto schifo il modo che hanno i media, i
commentatori italiani di passar sopra le atrocità che non fanno
loro comodo, per concentrarsi su quelle strategiche. Parlo per me,
solo per me, ma quando Trump dice “il regime norcoreano lo
metteremo a posto” io spero che mantenga e lo spero anche per la
vicenda senza provvidenza di Otto, un ragazzino che pregava Iddio,
disperato, incredulo per quello che gli stava capitando.
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