Dopo il macello di
Alatri, un altro ragazzino, questo colombiano, accoltellato a morte
in discoteca, a Brescia. La cronaca è pressoché settimanale, un
florilegio di risse, pestaggi, buttafuori criminali, esaltati, il
tutto condito da droghe di ogni genere; a questo punto, uno si
aspetterebbe, se non una crociata, quantomeno una riflessione sul
mondo delle discoteche. Invece niente, sulle discoteche non si può.
Anzi vengono difese a oltranza, oltre il limite della decenza.
Quando, davanti al mitico “Cocco”, il Cocoricò di Riccione,
famoso per il giro di spaccio e malavita che gli gravitava intorno,
misero i sigilli dopo l'ennesimo morto di overdose, si scatenò una
campagna innocentista dai tratti deliranti, con quelli che ci
lavoravano dentro, come il dj Cocculuto, che dal pulpito di non si sa
quale autorevolezza anche su quest'ultimo omicidio pontifica a
vanvera come un Crepet del mixer. Cialtronerie miserande,
negazionismi inverecondi, benaltrismi insopportabili, giù le mani
dalla discoteca, “luogo di aggregazione che evita ai giovani di
disperdersi chissà dove” (toccò sentire anche questa).
Aggregazione di che? Di farabutti? È un altro segreto di Pulcinella
e un altro toro che non si prende per le corna, quello di questa
lobby al limite, quando non oltre, della legalità dove nessuno ha le
mani pulite. Anche l'ultima vittima, il ventunenne colombiano, aveva
precedenti per spaccio e consumo, ed è stato fatto fuori da uno come
lui, uno del giro, sulla soglia di una discoteca. E così, dentro e
fuori questi ricettacoli di malaffare ci si continua ad ammazzare, di
botte o di coltello. E tutti fanno finta di niente, chissà come mai.
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