Per tutta la giornata di
ieri il Corriere dei benpensanti della Sera è riuscito a omettere
che il gruppo di giovani balordi impegnati nella devastazione pasquale di un treno della linea Ventimiglia – Torino era fatto in gran
parte di extracomunitari, più esattamente maghrebini. Hanno
distrutto, hanno squarciato, hanno molestato, hanno pisciato sui
sedili, hanno ridotto tutto a una poltiglia e poi sono scappati per i
binari, non prima di avere urlato ai passeggeri terrorizzati: visto?
Non ci fanno un cazzo, torneremo. Chissà se qualcuno non abbia anche urlato, già che c'era, Allahu Akbar. In ogni modo, avevano ragione: non una multa, non
una denuncia, controllori rintanati come topi, agenti della Polfer
neanche a parlarne. Vorrei invitare Trenitalia a mettere sulla stessa
tratta i due solerti controllori, uno ormai rincoglionito dall'età,
l'altro dall'alcool ma con la faccia tipica del ladro, che un paio di
mesi fa con un pretesto hanno multato me in possesso di un biglietto
perfettamente valido, e prima di me, con un altro pretesto, un altro
viaggiatore, lui pure extracomunitario. Ma vorrei soprattutto
invitare l'Italia, senza treni, a chiudere bottega, perché un Paese
in cui sessanta giovani farabutti prendono possesso di un treno,
sfasciandolo, e non ne rispondono a nessuno, e il primo giornale
italiano finge di non accorgersi della loro matrice, è un Paese che
ha già smesso di marciare. Anzi, già che ci siamo facciamo una
bella cosa: aboliamo le istituzioni e facciamolo confluire nel
Vaticano, dove comanda quel bel tipo che, su un fatto del genere,
avrebbe saputo persino fare di meglio, per esempio invitarli tutti e
60 a pranzo come risarcimento delle ingiustizie del mondo capitalista
che non apre abbastanza le porte, eccetera.
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