Che ironia: nel giorno di
Pasqua, in cui si celebra la resurrezione della carne, muore Gianni
Boncompagni, 84 anni, e parte a razzo la campagna di beatificazione:
ha fatto Bandiera Gialla, eravamo tutti così giovani. Più di qualche
insospettabile potrebbe aggiungere: mi ha fatto scoprire orizzonti di gloria comodamente in poltrona, “Vedo il triste spettacolo delle fanciulle
che si dimenano canticchiando 'merda, merda, merda'” scrisse Enzo
Biagi “e sono contento che non sia la Rai a trasmetterlo”. In
odor di santità, il Bonco, non senza motivo: sono legione le
infra14enni che gli debbono una discreta carriera televisiva e nel
cinema. Un talent scout sempre vigile, e anche un romantico: spesso ci si “fidanzava”, forse per riconoscenza, però non prima del 16° compleanno (lui
50, e senza viagra), così anche il codice penale era a posto. Certi frutti vanno lasciati maturare, con pazienza, dopodiché la sintesi hegeliana sulla sua storia con l'acerba, ma
splendida, Isabella Ferrari, la fornì la saggia Laura Freddi:
“Quando c'è l'amore...”. Lo so, sono un rosicone, ma non è,
giuro, l'invidia a rodermi, tantomeno il moralismo, anzi: è solo che
non mi torna quella scritta che tante volte ho letto in certe aule,
“La legge è uguale per tutti”: scommettiamo che se mi porto a
casa una ginnasiale io, ammesso che ci stia, mi arriva la polizia
prima ancora di finire l'aranciata?
Altri tempi, i giudici
mediatici come Woodcock di là da venire. E poi, comunque,
trattandosi dell'agguerrito, ma notoriamente sfortunato John, assoluzione pressoché certa. Lui dunque le esibiva al
guinzaglio, le raccontava, e nessuno fiatava: la citata Isabella, ad
esempio: secondo il Bonco, era di una ignoranza pervicace, “le
portavo il giornale a letto ma lei leggeva solo l'oroscopo”: poi ha
recuperato, e nessuno scandalo se, trent'anni dopo, sarebbe finita
Giovanna d'Arco impegnata contro il sessismo e il corpo delle donne,
per dire la sua mercificazione. Sul Fatto, con Travaglio, quello
fissato con le minorenni di Berlusconi. Ma non è vero che la memoria
falla, che si dimentica tutto: al contrario, tutto resta ben presente
(e la rete soccorre), solo che si stravolge il senso; non è oblio, è
revisionismo. Prima di Ambra, la reginetta dell'alveare che in
seguito avrebbe conosciuto una depressione sbandante, Bonco costruì,
tra le altre, anche la vera carriera di Raffa con episodi memorabili
come “Mi è sembrato di sentire un rumore, rumore”, “Fiesta, ma
che bella ma che bella questa fiesta” e l'imperitura “Com'è
bello far l'amore da Trieste in giù”. “Erano porcate”,
confessò lui in uno squarcio di autocoscienza. Non è vero, dunque,
che fosse senza vergogna, come i maligni lo accusavano. Ricorda
Raffa: “Sono cresciuta senza genitore, per cui quello con Gianni fu
un rapporto paterno”. Quante figlie, santo Bonco, ma, nella canzone
“Delusa”, dedicata proprio alle lolite di “Non è la Rai”,
Vasco non era convinto: “Però, quel Boncompagni lì, secondo
me...”.
Probabilmente non è il momento più adatto pe ricordarlo, ma ho letto una volta che l'ondata di calunnie su Mia Martini fosse partita proprio da Boncompagni. Ne sai nulla ?
RispondiEliminaE' vero: e questo è il momento più adatto per ricordarlo.
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