PRONTO, BUONGIORNO E' LA SVEGLIA
Una legge sul fine vita
questo porco Paese non ce l'avrà mai. Perché questo non è un Paese
liberale, e non rispetta la libertà. E' un Paese fanatico, orfano
dell'uomo forte e più ancora dell'ideologia forte, dal comunismo e
dal fascismo perenni. E il suo cattolicesimo è imbevuto delle stesse
ideologie aggressive, ed è aggressivo e vittimista, vuole imporre
divieti sulla base di una fede, che è una dimensione personale, una
sensibilità privata. Essere liberali invece vuol dire rispettare la
volontà personale, non intromettersi, lasciare piena facoltà di non
uccidersi a chi crede, ma non limitare l'altrui potere di risolvere
una vita che, di fatto, non c'è più. E una vita nelle condizioni
del dj Fabo, credetemi, non c'è più. Credetemi, perché io ne ho
incontrate tante così: il sole non ha più senso, il tempo è
finito, non esiste un domani e neppure un presente, e l'umiliazione
di ogni istante fa odiare ogni respiro. Libertà è rispetto, e per
rispettare chi è giunto al capolinea della disperazione non c'è che
una strada: che l'onda burocratica non invada, che lo Stato si
faccia da parte. Invece il nostro essere profondamente socialfascista
invoca leggi che poi si traducono in compromessi e in pastrocchi.
Basterebbe non punire, non sancire, lasciare l'ultima possibilità a
chi non ha più alcuna possibilità: quella di mettere il punto
finale alla negazione di una esistenza. Questo, è libertà.
Tu sei un rivoluzionario. Io amo invece gli obiettori, i fuori-legge del matrimonio, i capelloni sottoproletari anfetaminizzati, i cecoslovacchi della primavera, i nonviolenti, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessuali, i borghesi come me, la gente con il suo intelligente qualunquismo e la sua triste disperazione. Amo speranze antiche, come la donna e l’uomo; ideali politici vecchi quanto il secolo dei lumi, la rivoluzione borghese, i canti anarchici e il pensiero della destra storica. Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzamento, anche solo contingente, dello stato di qualsiasi tipo, contro ogni sacrificio, morte o assassinio, soprattutto se ‘rivoluzionario’. Credo alla parola che si ascolta e che si dice, ai racconti che ci si fa in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuol essere onesti ed essere davvero capiti, più che ai saggi o alle invettive, ai testi più o meno sacri e alle ideologie. Credo sopra a ogni altra cosa al dialogo, e non solo a quello ‘spirituale’: alle carezze, agli amplessi, alla conoscenza come a fatti non necessariamente d’evasione o individualistici – e tanto più ‘privati’ mi appaiono, tanto più pubblici e politici, quali sono, m’ingegno che siano riconosciuti ( Marco Pannella ).
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