A distanza di un anno,
questo libro fa ancora discutere. "Perché l'hai scritto?"
mi domanda un lettore che non si firma "è troppo crudo, troppo
spietato: io voglio continuare a credere al mio sogno". Credici,
ignoto amico: qui non ci sono messaggi, c'è giusto un raccontarsi
senza ulteriori pretese, è un libro scritto per chi l'ha scritto e
non c'è neanche tutto, c'è quello che poteva starci. Sono, anzi,
stupito che abbia suscitato tanto riscontro; semplicemente, per me
era importante fare il punto su una larga parte di vita, perché
questo è quello che ho sempre fatto. No, non ci sono messaggi, c'è,
piuttosto, una riflessione di fondo: quanto è facile perdersi, anche
senza indulgere nella mitologia viziosa da star. Altri l'hanno
scampata, a me è andata così. La vita, poi, continua, tant'è vero
che sono ancora qui a scrivere. Io non volevo né consolare né
dissuadere nessuno. Questa è la storia mia, e di nessun altro:
l'importante è che si legga con piacere, per quanto il contenuto
possa risultare disturbante.
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