Passa ai contenuti principali

"IO NON HO COLLEGHI"


Mette sgomento la polemica da pianerottolo dei gossippari tra Selvaggia Lucarelli e Filippo Facci che si rinfacciano l'amicizia con Corona. E lo mette non solo, kantianamente, per l'oggetto in sè ma per le conclusioni che Facci, l'unico in questa storiella da considerare come giornalista, spende pro domo sua. Che dice il Facci? Le stesse cose di prima (del nuovo arresto), opportunamente rivedute e corrette: Corona si è sempre saputo che soggetto fosse, però una condanna a 14 anni era troppa, così lo hanno liberato, però poi lo hanno dovuto reingabbiare, perché insomma lui è così e però la magistratura è colà, però troppo facile adesso azzannarlo quando ci si è fatto letteralmente lingua in bocca come la Lucarelli (e qui ha ragione, la bloggettara ha il vizio di fare la morale su cose nelle quali è implicata), lui, per esempio - e qui scatta il guizzo blasè di chi ha fatto il militare a Cuneo - al Corona gli presenta libri e gli ha pure prestato l'appartamento per un set fotografico, col risultato che "mi ha pagato per avere Nina Moric mezza nuda per casa", mentre lei chiarisce che i 10mila euro al mese chiesti all'allegro fotografo per non so che iniziativa editoriale (sic!) in realtà erano molti di più, seppure la trattativa si arenò.
Leggo e non vorrei crederci, questi ammettono tranquillamente di aver fatto affari con un soggetto definito dall'Antimafia "delinquente professionale": invece il coming out di Facci è del tutto naturale, anche se fa acqua da tutte le parti: il computo delle condanne al "fotografo dei vip" non può tenere conto del particolarissimo codice penale ed etico dell'amico giornalista, il quale eventualmente depenalizzerebbe bancarotta, maxievasione, lesioni, porto abusivo d'armi, spendita di denaro falso e un'altra cinquantina di fattispecie, tra le quali, adesso, anche presunti concorsi mafiosi; a lui fa specie non che uno così stia fuori, ma che stia dentro. Comprensibile che, in simili circostanze, convenga minimizzare, ma se per diretta ammissione si sapeva che genere di articolo fosse il Corona, era proprio necessario prestargli casa e devozione? Forse sì, ma a me torna in mente la frase che la vedova del giudice Caponnetto, Elisabetta, rivolse a Tony Renis, in odor di amicizie pericolose, difeso dal compare Celentano: "Non è mica obbligatorio avere amici mafiosi". Forse Betta si sbagliava e oggi come oggi è obbligatorio per un giornalista che vuole salire "sempre più in alto", come Mike Bongiorno sul Cervino; ma qui casca appunto l'asino di cosa sia diventato questo mestiere. Un mestiere bugiardo, siamo pieni di carte, di regole, di codici etici, di veti e divieti e poi ciascuno si fa allegramente i cazzi suoi e alla prima occasione lo racconta pure. Un mestiere dove gli affari anche loschi degli altri, dei potenti, dei famosi, sono raccontabili dall'interno, perché a quelli sono intrecciati. Un mestiere fatto di altri mestieri, inestinguibile da quello del politico, del buffone, del frequentatore, del provocatore, dove ci si deve trovare un procuratore che è lo stesso dei calciatori e delle soubrettine e questo serve non a stare nel mercato ma a drogarlo in una sorta di concorrenza e occupazione cinese degli spazi. Dove il ruolo del testimone ha lasciato il posto a quello del protagonista, cosa che puoi fare se ti chiami Montanelli o Bocca, non Facci, Lucarelli, Scanzi o Travaglio o Corona - sì, il ragazzo è pure collega di cotanti colleghi, che forse a titolo di solidarietà professionale lo difendono, e fa venire in mente un'altra frase, di un perseguitato vero, Enzo Tortora: "Io non ho colleghi, la parola colleghi l'ha inventata, credo, la mafia...". Fare il giornalista dovrebbe essere una faccenda per cui, se hai talento, suoni la tua musica, che è una musica di parole e di idee, e con quella scaldi i lettori. Io invece vedo tanti ballerini e ballerinette che non conoscono la musica. In compenso sanno tutto sulla palude del vippaio, senza andar per il sottile (in un'altra occasione la Selvaggia ha rivelato o millantato la propria raccomandazione del Facci per un programma di alpinismo, evidentemente oggi un giornalista per lavorare in televisione o finir su Dagospia, che è uguale, deve chiedere udienza ad una che non ha neanche il patentino dell'Ordine). La conclusione cui porta, fatalmente, la versione di Filippo, e cioè io tu noi tutti, non mi piace neanche un po', preferisco c'è chi dice no. Perché c'è, o almeno ostiniamoci a sperarlo, e nemmeno vuol cambiare il mondo; gli basta non cambiare se stesso, difendere, prima della democrazia, una dignità possibile, la decenza che resta.

Commenti

  1. Grazie per questo articolo. C'è proprio tutto.

    RispondiElimina
  2. Ancora non mi e' chiaro come "il" Corona - dai, usiamo il gergo polizziotesco ! Si sia fatto i 2 milioni nascosti in soffitta. Ossia la gente paga per andare a vedere/sentire cosa ? Me lo spieghi ? Sai che non amo O, pero' se vai ad un concerto immagino in cambio del costo del biglietto avrai buona musica et cetera. Ma con questo tipo ?

    RispondiElimina

Posta un commento