Altrove
adesso è Primavera. A quest'ora, mentre il cielo s'accende di blu
elettrico, poi metallizzato, poi d'un nero che giustifica le luci
artificiali, ci s'incammina lungo via degli Alberi per andare a
prendere il gelato in via dei Giardini, respirando le giovani foglie.
C'è sempre qualcuno per strada.
Mi
piace altrove perché, anche se me ne sto in casa da solo, intorno
c'è una città che respira, non smette mai.
Pulsa,
spesso d’extrasistole, ma non si ferma, non perde un colpo.
Adesso
altrove è una bellezza, tutti i viali in fiore, ci crederesti?,
anche lo smog si colora di verde. Adesso ragazzi aprono le finestre,
si stendono sul letto in scarpe da sport, e la sera dopo cena quando
scurisce i loro dischi di rock, quelli di vinile che puzzano di
periferia, con strani teschi psichedelici in copertina si spandono
nelle strade, si mischiano ai semafori, al traffico, alle luci delle
macchine, ai lampioni dei giardini, agli spot delle vetrine,
scivolano tra i palazzi, le persone, le auto, gli spacciatori, gli
angoli delle vie.
Ma
presto, fra una mattina le piante cariche di luce esploderanno in
bagliori: tutti i colori del verde, e viali che s’accendono, e a
macchie scuriscono d’ombra, e altre esplosioni ti sorprendono: sono
i parchi, che malgrado tutto resistono, li lambisci in motoretta, te
li lasci alle spalle t’infili in un’arteria, un’arteria
sclerotica di smog, le placche di colesterolo sono a forma di
automobile, tu sai cos’è restare fermo, in coda inscatolato dentro
la macchina, il gomito fuori dal finestrino mentre osservi da ogni
lato altri prigionieri come te mentre respiri una sigaretta perché
tanto in mezzo a quest’inferno di gas che vuoi che sia, e ti
cullano le dolci odiose ciance delle radio commerciali e pensi che
sei fiero di sentirti stanco, il tuo tributo l’hai versato ahi, ahi
la schiena, anche oggi sei sfasciato e poi perché, perché tutti
come te, perché si corre si perde la vita a dire che si lavora ma si
lavora meno di quanto si dice, si sta fermi in coda, marciando con
fatica, un metro al minuto, incontro alla sera, già qualche
impaziente accende le luci di posizione ma c’è ancora sole!,
capisco la voglia che sia notte per fuggire dalla vita non vita, dal
sacrificio diurno, ma c’è ancora sole!, e questa fila non va, e
toh la radio ha messo una canzone e voli via dal finestrino per
quattro minuti, un volo a ritroso nella gioventù, quando non
dovresti preoccuparti di niente e invece ti preoccupi per tutto, e
dài passa stronzo, ma stasera, senti che aria tiepida, faccio un
giro di telefonate e magari quattro amici per andare a spallonarci
contro altri schiavi di giorno, liberti di notte come noi li troviamo
pure, guarda il Grattacielo col sole addosso che faccia che fa e
dalla cornice del finestrino vedo quadri viventi, spuntano in ogni
dove tavoli di ristorante comicamente riparati da aiuole, tavolini
all’aperto, birre paste panini macchie di colore, chiacchiere di
persone che indugiano lungo i viali, inconsapevoli clochard nel sole,
un attimo per mangiare, ma certi viali son fatti d’attimi
sovrapposti, restano e vanno miliardi di storie, raccontati seduti in
miliardi di soste, l’oasi circolare d’un tavolino a gettone per
riprendere fiato tra un cappuccino e un sospiro nell’aria dolce
d’aprile, mentre strisce di colore non cessano di sfrecciare, è la
fretta della gente, un continuo movimento che impolvera questa città
fatta di movimento, le impedisce di crollare, più ti muovi più
resti, fermo in coda al semaforo, fermo in coda allo stadio, al
cinema a teatro, davanti a un ristorante, stretti in spasmi rabbiosi,
cos’è questa città, serrata nel movimento, stretta in fila
nell’ansia, la fretta di spostarsi dentro l’aria di aprile,
adesso mollo la macchina, la mollo e scendo qui, me ne resto così,
ebete avvolto nell’aria, vestito d’aria tiepida, finalmente
tiepida, pareva non dovesse finire mai l’inverno, ma adesso tutto è
tiepido e le finestre si aprono, un altrove con le finestre aperte è
un altrove milioni di risate, il dentro della case esce appena appena
e il fuori della città entra di rumori, frenate ambulanze sgassate,
qualcuno urla giù in strada, una tragedia uno scherzo chissà, non
c’è più dentro non c’è più fuori, c’è solo un altrove che
respira, ansima respira, dentro e fuori, dentro e fuori l’aria dai
polmoni delle case, delle finestre aperte, sto come una pallottola
conficcata in mezzo a un cuore d’asfalto, intorno a me grattacieli,
intorno ai grattacieli le auto, intorno alle auto il traffico,
intorno al traffico i viali, intorno ai viali le piante, intorno alle
piante i quartieri, intorno ai quartieri i parchi, intorno ai parchi
le tangenziali, intorno alle tangenziali la velocità di un aereo che
solca l’aria tiepida che tutto insieme avvolge.
E'
primavera altrove. Nel mio cuore cerco l'aria in fiore.
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