Nessun
dubbio su come andrà il referendum spacciato contro le trivelle:
trionferanno i sì, per la semplice ragione che è la soluzione
sbagliata. Come già accaduto con gli altri referendum truffaldini
sull'acqua “pubblica”, cioè dei partiti, e contro il nucleare
che non c'era. Non è neppure vero quello che dice quel candidissimo
fariseo ultraottuagenario di Paolo Grossi, appena messo a capo della
Consulta: sostiene di andare a votare “in piena libertà” ma vuol
dire senza dirlo di andare a votare come dice lui e cioè “sì” e
cioè contro le famigerate trivelle; è solo l'ultima delle pressioni
da alto loco, a conferma che nell'urna referendaria ciascuno non è
libero di votare come crede, perché deve dare garanzie precedenti,
come, ad esempio accadeva agli studenti maturandi, minacciati di
bocciatura dai professori militanti, ovvero tutti, se non avessero
votato “per l'acqua pubblica”. Non importa comprendere il vero
senso di un referendum fellone, l'ennesimo, conta la “voglia
albanese di distruggere” di cui parlava Giorgio Bocca, il dire “no”
anche dicendo “sì”, l'opporsi a tutto, ormai perfino al sole,
alle nuvole, ai mulini a vento. Poi, che nessuno voglia, sappia fare
a meno di energia, che “il mondo diverso” non sia fattibile
perlomeno in tempi brevi, che la stessa energia la si comperi da chi
trivella il suo, di mare, non importa alle anime candide e alle
coscienze immacolate dell'Italia dei cialtroni. Non importa neanche
ai nostri cari cardinali, amici degli attici, dei bambini e dei conti
esteri, che si spostano esclusivamente in business class o in
ammiraglia nera: loro invitano i fedeli a confidare nei miracoli, ma
personalmente restano pragmatici come sempre deve esserlo chi è
consapevole di vivere in un Paese sfasciato, dove la killer con
l'ombrello di una passante in metro se la gode al mare (e c'è chi la
difende in quanto nomade), dove le province vengono cancellate per
riaffiorare subito con nome cambiato, dove fanno le leggi
“severissime” contro la pirateria stradale ma le aggirano, more
solito, coi patteggiamenti, dove bande criminali si massacrano col
pretesto di una partita ma li chiamano ultras (“nessuno li
tocchi!”), dove si fa finta di niente se a Padova uno che ha
denunciato il fratello contiguo all'Isis è stato reietto dagli
islamici “moderati”, dove in un liceo di figli di potenti e
prepotenti per poco non massacrano la preside schierata contro lo
spaccio interno (e qualche coglione di sedicente scrittore approva),
dove la magistratura controlla, orienta, consiglia, sfascia, dove
giustizia si legge impunità e viltà si legge perdono, dove insomma
non si tiene niente, c'è solo una metastasi che tiene insieme se
stessa. Ma voi non vi preoccupate, non preoccupatevi neppure se i più
autorevoli paladini dell'acqua pubblica adesso stanno in America a
godersi il figlio privato, appena acquistato, e continuate a cullarvi
nella vostra mancanza di coerenza, di logica, di conoscenza, e che la
voglia di sfasciare non vi abbandoni.
Sospetto che se una italianissima - avesse conficcato la punta di un ombrello nell'occhio di una nomade, starebbe ancora in galera.
RispondiEliminaChe dici, sono paranoico ?
Dipende dall'avvocato, dalla sua collocazione ideologica, dalla simpatia del giudice. Di sicuro, essere puttana, migrante e ladra aiuta. Se poi la vittima "aveva una famiglia di destra", non merita neppure un refolo di pietà.
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