Dice il papa: più
accoglienza. Dice la Boldrina, a meno che non parli per bocca di
Lercio: più migrantes. Nessuno però dice quanti sono già, le stime
vanno a spanne, gli irregolari, a vario titolo, nessuno li precisa.
Esageriamo a parlare di svariate centinaia di migliaia, forse
milioni? A vederli fuori da ogni supermercato, in giro, ai semafori,
distribuiti per etnia, ai milioni ci si arriva. Ma nessuno li conta,
forse perché è meglio così, forse perché nessuno sa come fare e
allora si va a spanne, in barba alle leggi della statistica e a
quelle della fisica. Ce ne vogliono di più? Ammettiamolo pure: ma
per far che? Dove, come sostentarli? Questa è gente che,
necessariamente, vive di espedienti se non peggio: può un Paese
assorbire un flusso perenne di gente disperata disposta a tutto? Qui
non si discute di quote, di muri, di fili spinati, si fanno solo
domande razionali: come? Quanto? Con quali forze? Sappiamo che quello dell'accoglienza è anzitutto un
business, come diceva il Buzzi delle cooperative di partito: “Ci
guadagno più con questi che con la droga”. Anche molti sant'uomini
sedicenti “di frontiera” ci guadagnano, perché la rata degli
ospitati la incassano loro e perché il loro potere politico cresce
in funzione di quanti riescono a piazzarne; se vi sembra un discorso
cinico, perdonatemi, è un meccanismo che ho constatato ma non ho
concepito io. Ma, al di là della solidarietà a peso, quali sono le
conseguenze su un Paese? Di più, di più, ancora di più,
accogliamone di più. Va bene, rimuoviamo già che ci siamo pure gli
effetti di politiche che di colpo sembrano fallimentari in tutta
Europa, a cominciare dal Belgio: ma come mai nessuno osserva che
sarebbe anche meglio promuovere le condizioni per uno sviluppo nei
Paesi d'origine? Forse perché questo sviluppo passa inevitabilmente
per certi sistemi antipatici che consistono nel capitalismo, nel
libero mercato, nelle innovazioni tecnologiche, nelle democrazie
borghesi? Così, pontefici e pontificanti preferiscono soffermarsi
sullo stato di fatto – di più, aprite le porte, sempre di più –
invece che risalire all'analisi di cause e conseguenti soluzioni
(tranne una, però scentrata: il colonialismo occidentale ha generato
sfruttamento, dunque rimedi in eterno). Ma è un po' azzardato
scomodare parabole evangeliche che parlavano di singoli casi, mentre
qui si tratta di milioni, e non è meno mitologico aspettarsi che
ondate simili si incanalino buone e tranquille nei percorsi della
società civile, ammesso che ne resti una. Personalmente non ho mai
sentito l'istinto politico di “difendere” i sacri suoli, di
identificarmi in una patria, non mi sento particolarmente italiano,
anzi, non nutro convinzioni di sangue, non credo nel tradizionalismo
o nel conservatorismo culturale, mi considero completamente slegato
da metavalori di sorta. Non dal raziocinio però, e se trovo ogni
soglia di supermercato, ogni semaforo, ogni strada, il parcheggio e
volendo addirittura la soglia di casa presidiata da gente dalle
intenzioni aleatorie, qualche domanda non posso non farmela e non
possono bastarmi le certezze teoriche di pacifisti ecumenici che
davanti casa loro tengono giusto un esercito di guardie del corpo.
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