La nostalgia
è una torta a strati. Da ragazzo, quando nell'aria si sentiva il
profumo di frutta degli ortolani, le avvisaglie di primavera eano
fatte dei primi dischi “grossi” ed io non mi vergogno di
ascoltare ancora oggi quelle canzoni in formato digitale, autentici
capolavori di musica popolare italiana; più avanti, una vita dopo,
mi risvegliavo da un altro inverno con le scoperte dal sottosuolo,
pepite in compact disk – non tutte, molta fuffetta sfigata– di
musica alternativa, che oggi, ahimè, non ritrovo e un po' perché
sono invecchiato io e un po' perché di nuovi Pixies e Pavement non
ne nascono più. Siamo all'ennesima vigilia, tra pochi giorni è
marzo, ed io mi rifugio ancora nel trapassato remoto. Con alcune
personalissime distorsioni spaziotempo: Frank Zappa, per esempio,
l'ho assimilato in stagioni relativamente recenti, ma se voglio
andarmi a rivedere (proprio così: rivedere) i miei anni acerbi
sessanta e i più a fuoco settanta, non c'è niente di meglio di un
Freak Out!, un Hot
Rats, un Chunga's
Revenge, perfino un Roxy.
Questione di vibrazioni, quei dischi erano figli di un tempo che nel
contempo andavano plasmando. Ritrovo poco, voglio dire, della
contemporaneità e ad ogni primavera il graffito sonoro si fa più
vivido, quasi violento: debbo sempre più risalire per i rami del mio
ricordo. Non saprei dire se sia così per tutti, conosco tanta gente
che si ammazza pur di non uscire dal tempo mentre a me non interessa,
voglio custodire un mondo che non c'è più, esiste solo in me; in
ogni caso, non si può essere dentro tutto, qualcosa lo lasci per
strada e ho imparato a non curarmi degli imperativi assoluti dei
modaioli insicuri, per me una canzone come Pose,
di Umberto Tozzi, continua ad essere più importante, a dirmi più
cose, anche quelle che già so, di colate laviche di presunti
capolavori figli di questo tempo inutile. E per il repertorio di
Lucio Battisti al completo non c'è anagrafe che tenga. Sarò un
vecchio rottame, una torta di rimpianti io stesso, ma inchiodato da
un raggio di sole volerò via da tutta questa retorica, da questa
inflazione di padreterni noiosi, prenderò ancora in grembo i miei
fumetti invecchiati con me, stupefatto tra uno Year
of the Cat di Al Stewart e una Gone
Hollywood dei Supertramp; al primo colorarsi
timido dei rami io infilerò ancora quel viale, con Quale
Allegria di Dalla nelle orecchie, e non mi
pentirò di sentirmi fragile, ferito ed esaltato come da ragazzo.
l'immagine che mi viene in mente è quella di Nilla Pizzi a Sanremo nel 2010; le rimane poco da vivere e poco ci capisce di quello che sta succedendo o di quel che sta dicendo, ma quando aprirà bocca per cantare non ce ne sarà per nessuno dei cantanti allora (e oggi) in gara.
RispondiEliminacredo tu abbia riassunto in maniera tanto efficace ciò che distingue un capolavoro dal resto: rappresentare la realtà e al tempo stesso plasmarla. vale per i dischi, per i libri, per ogni cosa; e ti dirò che sono molto affine a tutto questo tuo modo di sentire, tranne quando dici "Sarò un vecchio rottame, una torta di rimpianti io stesso, ma inchiodato da un raggio di sole volerò via da tutta questa retorica, da questa inflazione di padreterni noiosi, prenderò ancora in grembo ..." perché mi fa sorridere questo piccolo cedimento alla retorica che forse è il volare via dalla retorica. dico "forse", sono io a sentirla così, e di certo non mi disturba; credo suoni confortante.
La retorica da cui volare via era criptata, era quella dei petalosi, degli opinionisti da sbarco, insomma di questi tempi così insapori
Eliminadelle maestre tracagnotte coi capelli arcobaleno e le bolle di sapone nella borsa. ohi ohi. ohi ohi.
RispondiEliminadomenica mattina mentre prendevo un caffè la radio nel bar ha mandato un brano dei supertramp,molto bello, ma purtroppo avendoli sempre snobbati non ne conosco il nome,potrei ascoltarmi una raccolta,altrimenti quali album mi consiglieresti?
RispondiEliminaProbabilmente era tratto da Breakfast in America o forse dal successivo Famous Last Words
EliminaVisto che si parla di musica del passato,perdona la mia presunzione, perdi 5 minuti e ascoltati betty carter in "spring can really hang you up the most"
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=ih7IrNMUWq0.
l'ho scoperta ascoltando theme time radio hour condotto da bob dylan,una vera miniera di vecchi gioiellini nascosti.
grazie.
Il tuo vecchio lettore di Trento, Massimo, ti saluta. Ti leggo ancora e mi arrivi ancora. Grazie.
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