Viene sempre, basta
aspettare, il redde rationem e a questo punto andrebbe chiesta
ragione della farsa a 5 stelle che sempre più si palesa come tale:
più gli “onesti”, i grilletti, spingono sulla loro diversità e
più emergono come gli altri se non peggiori: faide interne,
menzogne, ipocrisie, scivoloni mediatici, giustificazioni
incredibili, “Siamo onesti ma più che altro dobbiamo sembrarlo”.
Con la differenza, non da poco, che non ci troviamo qui di fronte a
un fisiologico logorio di potere ma ad un movimento, o setta, che
solo da pochissime stagioni ha cominciato a fare politica, si fa per
dire. Da Quarto in poi, anzi a ritroso, andrebbe chiesta ragione. Ai
grillini? Ai loro elettori? Ma no, questi si possono anche capire, ad
impossibilia nemo tenetur. Andrebbe chiesta ragione a chi li ha
gonfiati, pompati, esaltati in modo anche servile, con tutti gli
“slurp” del caso, fino a cascare dal pero di Quarto. Insomma
quelli come Travaglio, il quale per anni, da anni ci sfinisce col
mito salvifico del grillismo. Sarebbero queste le forze fresche,
sarebbero i Fico, i Di battista, i Di Maio e il resto della stramba
famiglia, eterodiretti da Grillo e Casaleggio, quelli ai quali si
voleva affidare un Paese scombinato come il nostro, al grido
o-ne-stà, le-ga-li-tà? Tanfo di malaffare a parte, questa gente
emerge in tutta la sua inconsistenza e davvero c'è da rabbrividire
immaginandoli a capo di governi, ministeri, apparati di sicurezza.
Non che altri diano grandi motivi per stare sereni, ma qui davvero
siamo al di sotto di ogni sospetto. A questo punto, delle due l'una:
o quelli come Travaglio ci vedevano, e allora non sono scusabili
(perché hanno taciuto); oppure erano interdetti, e allora sono pure
loro da manicomio. Non parlo di quelli che si guardano allo specchio
e si credono influenti, come Scanzi, che conta per quel quarto d'ora
dalla Gruber, che campa di grillologia senza averci mai capito niente
e ha la consistenza della sua amica e collega Lucarelli, roba da
gossip, da Isole, da Processi del lunedì. Se però parliamo di
giornalismo, allora il discorso cambia e Travaglio non può essere
semplicemente compatito: lui la sua formazione la ha avuta, il suo
passato da cronista, anche giudiziario, lo ha avuto anche se poi lo
ha soffocato fra troppi scartafacci, verbali, intercettazioni. Forse
è proprio questo ad averne sclerotizzato la sensibilità, o forse,
vai a capire, è sempre stato così, in fondo un archivista. Resta il
fatto che il principale sodale del Grillo, quello che ce lo ha
garantito, raccomandato, assicurato oltre i limiti della
sopportazione, è lui; con dietro una bella truppa di zelanti che
sapevano sempre tutto di tutti con una sola eccezione. Adesso, la
disfatta del grillismo è anche quella loro: questione di
credibilità. Adesso non possono limitarsi a dire noi non c'entriamo,
noi eravamo equidistanti, noi non sapevamo. No: le avete sbagliate
tutte, non eravate alla finestra, e non potevate non sapere.
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