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ODIO IL MIO SCRIVERE


Scrivere è inutile, farsi sentire è inutile, è diventato pretestuoso. Non ci trovo più neppure l'illusione di farlo per altri, di liberare i pensieri e i sentimenti di chi mi legge. Per la prima volta in vita mia non mi interessa più. Non mi importa di scrivere per qualcuno, o per me, non mi importa di chi mi legge. Vorrei fare a meno di tutto questo. Non voglio neppure essere personaggio, darmi un carisma, inventarmi altre cose. Che senso ha? Io ho sempre vissuto di parole, e adesso ne ho nausea: altro non mi importa, altro non cerco. Ma le parole alla fine andavano sempre a scatenare reazioni e anche di questo ne ho piene le scatole, se un cantante opportunista cambia quattro o cinque schieramenti, cioè si prostituisce, in pochi mesi, e io faccio un articolo, va a finire che si carica di significati, di allusioni che non ci sono, di risposte degli esaltati; io invece vorrei semplicemente recuperare una neutralità per cui posso pure sentirmi un disco, e farmelo piacere, nel contempo criticando, disistimando chi l'ha fatto, e finisce lì. Scrivere si è fatto circolare, assurdo e inutile, e più folle, più alienante è la corsa a farsi sentire su twitter, a erogare opinioni che si carichino di attenzioni, di adesioni. Non so, mi pare tutto evanescente ed io più di tutto. Forse mi sento in colpa per qualcosa, non lo so, è possibile. Ma non capisco per cosa. Mi pare di inesistere. Cosa non sono e non voglio più essere l'ho capito, cosa vorrei diventare, no. E se non metto in chiaro questo, ogni progetto è vano. Ma tutto è nebbia nella mia mente, io giro, penso, e non trovo un raggio di sole e ancora non so chi essere. Mi pare d'aver fatto tanta fatica per niente. So solo che non mi piace questo non capire e questo non essere che sono. Questo essere una non essenza, un'ombra, una mancanza, un fantasma che sotto il lenzuolo non c'è. So solo che, per la prima volta, anche scrivere lo sento un veleno e ne farei a meno di questo scrivere che è sempre stata la vita, lo trovo improvvisamente assurdo, inconsistente, lo vedo come un alibi che non mi aiuta più.

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