Non c'è niente di più
disperato di un suono di campane a morto come quelle che mi hanno
svegliato stamane, al termine di una notte agitata. Perché è
atavico, è culturale, ce l'abbiamo dentro come l'Europa che non
esiste più, cancellata prima di tutto dalla sua viltà. Ora è
difficile scrivere qualsiasi cosa, ma io vorrei solo dire, e lo dico
a me stesso, senza alcuna preoccupazione di essere letto, che quei
centocinquanta, duecento, non so ancora, morti per niente ieri notte
non sono altro da me, proprio perché non avevano nessuna colpa:
gente andata a vedere una partita, un concerto rock, gli svaghi che
questi fanatici dementi vogliono proibire non solo a se stessi ma al
mondo intero, come nel disco di Frank Zappa: difesi da altri dementi,
leziosi, insopportabili, che nella loro vita altro non fanno se non
consumare dischi e pallone. No, non mi basterà questa volta
l'ipocrisia di chi sotto sotto pensa “Meglio duecento morti oggi
che un Salvini domani”, non mi basterà il naso rifatto arricciato
della Boldrini, la veteroidiozia di Gino Strada e i tormenti della sinistra PD. Sono tutte cazzate e
io non ne posso più di cazzate, non è possibile una Europa che si
volta dall'altra parte in tutto, si volta coi profughi e con chi la
abita, si volta sulle stragi in mare e su quelle in terra. Più
questi criminali fanatici annunciano mattanze, più l'Europa si volta
e più loro mantengono: tante lacrime, tanti hashtag e poi tutto
torna, resta come prima. No, io non voglio sentire più i discorsi
odiosi, insinuanti, morbosi di chi sotto sotto difende quanto ha
visto in televisione la notte prima, come un film che si può
spegnere a piacere e andare a dormire pensando, però, che
americanata. Ho l'idea che questa Europa sia come quelle madame che
si stancano ai party e se per caso ci scappa il morto tradiscono
fremiti di piacere, “Ci voleva proprio, questa festa stava
diventando di una noia mortale”. Non voglio sentire e fare
discorsi, non ne posso più di un continente che si trastulla col
gender sì gender no (ai bambini di due anni, per di più) mentre lo
annientano. Penso solo che un buon padre di famiglia ha il dovere di
proteggere la sua famiglia, non di trastullarsi mentre gliela
macellano. Penso che viene un momento in cui non bastano più né preghiere né girotondi né illusioni né rimozioni nè menzogne consolatorie se mai sono bastate. Penso che quei ragazzi al concerto rock di ieri li sento
vicini perché fanno esattamente quello che faccio io d'abitudine. Io
e i miei amici, maledizione. E non c'è niente di male, niente di
empio e se a questi pazzi fanatici non sta bene, se ne vadano pure a
fare in culo loro e le loro pretese. E non venitemi a dire che “non
sono tutti così”, lo sappiamo benissimo, ma non sappiamo “quanti
così”. Sappiamo, in compenso, che prima o poi toccherà anche a
“noi”, semplicemente perché l'hanno promesso, per questi infami
fanatici qui c'è il Cristianesimo da abbattere e nessuna corruzione,
sotto sotto, ci aiuterà oltre. E allora, quando toccherà a voi,
ai vostri figli, al vostro sangue, sarete ancora così indifferenti e
cinici, dietro l'apparenza di una pietà che non provate? Io so solo
che anche una piccola gioia quotidiana, casalinga esce straziata,
perché non si può fare finta di niente, continuare la vita di
sempre oggi; bisogna accettare una parola che tutti hanno bandito dal
vocabolario, come se bandirla servisse a evitarla: siamo in guerra,
ce l'hanno dichiarata da una vita e noi fingiamo ancora di non
capire. Intanto i nostri figli, i nostri amici vengono giustiziati,
in massa e poi uno per uno, per la colpa di essere a un concerto
rock.
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