Performer. Ho sempre esitato a cucirmi addosso questa definizione, ritenendomi coraggiosamente inadeguato come può esserlo un naif, uno che a un certo punto si è buttato senza avere letteralmente idea di come nuotare, soltanto deciso ferocemente ad esserci, da solo o al fianco di chiunque. Mai avuto paura, neanche la primissima volta. L'eccitazione sì, quella scarica elettrica nelle gambe che precede il tuffo nel vuoto sì, era troppo importante fondersi con chi c'era, fosse uno solo o migliaia. È ancora così dopo centinaia di occasioni, importanti, improbabili, auliche o disordinate, in un teatro, una sala d'aspetto di una stazione dismessa (il trenino che ogni tanto scorre sulle mie parole), un centro sociale, uno scantinato, una villa sontuosa incastonata dentro a un parco. È ancora così e adesso io non ho più timore di definirmi performer. Perché ho raccolto la mia sfida centinaia di volte. Perchè ho strappato stupore a chi mi ascoltava, gli ho sequestrato l'anima per due ore. E questo o lo sai fare, o non lo sai fare. Io ci riesco e non mi sono mai tirato indietro, non ho mai badato a spese nel darmi in pasto, non ho serbato una sola emozione per me. Qualcosa che logora, felicemente ma logora: forse è questo ciò che chiamano essere artisti, non lo so, non me ne curo, io so farlo solo così. Ho imparato dai miei errori, dalle mie ingenuità e anche se sarò sempre un dilettante con l'entusiasmo di un debuttante, adesso so che posso divertire, commuovere, colpire. L'ho sempre saputo, ma ora ho il controllo. Sono cambiato, sono migliorato. Arrivato a quella fase in cui una parte di me tiene conto di tutto e l'altra si lascia andare, e se mi lascio troppo andare so sempre come rientrare. L'esperienza non soffoca la passione, al contrario la corregge, la sorregge. Le regala certezze. Eccomi ancora qui, tra lunghe pause, rinunce e improvvise occasioni mai cercate, solo capitate. Come sabato sera, quando sono crollato una volta di più. Ma era per la gioia, difficile, straziante gioia di dar voce a un poeta che prima di tutto è stato presenza per me, è stato amico e complice. Tu vivi per dieci anni con qualcuno che sai se ne sta andando, e ti domandi come farai quando questa forza di luce verrà meno, e un giorno ti ritrovi nel momento che hai temuto e atteso, ad essere lui, a sovrapporre la tua voce alla sua voce. Non importa come ti ho interpretato, se sono stato o meno all'altezza, importa esserci stato. Quell'incanto ancora che ti lacera, sei nel vortice di te stesso e di chi diventi e non vedi l'ora che finisca e non vorresti finisse mai. Fino alla prossima occasione. Alla prossima notte.
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