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IN SOCCORSO DI SARA TOMMASI


Gli italiani non rinunciano al lieto fine, alla voglia di riscatto. Dopo Corona, vittima delle circostanze, è il turno di Sara Tommasi che si percepisce e viene definita allo stesso modo: “Ho sbagliato tutto, uomini, scelte, situazioni, ma cosa potevo fare?”. La colpa sempre altrove, delle congiunzioni astrali, del destino cinico e baro, delle cattive compagnie, della bipolarità. Cosa poteva fare una come Sara? Ragionare è escluso, lei è una che discutendo la tesi alla Bocconi ha detto alla commissione: “Sapete, io voglio diventare famosa”. E il presidente: “Vada, vada, lei ha tutte le carte in regola”. Sara se le è giocate le sue carte, come poteva, da scriteriata disposta a tutto. Un po' entra e un po' esce dal manicomio e i giornali sempre lì, pronti a giurare sull'ennesimo riscatto perché gli italiani, ma anche gli altri, non ne hanno mai abbastanza di lieto fine, del Pinocchio lagnoso che infine si redime. “Me l'aveva detto la nonna, non fidarti di quelli là, ma io non la ascoltavo, pensavo a farmi pubblicità”. Una pornostar alla buona, con la nonna di scorta. Già, c'è anche il lato sordido e insieme schizoide, non della sola protagonista, che fa tre film osceni, imbarazzanti e i media la esaltano come nuova paladina delle donne libere, poi quando si pente dicono che è stato un passo falso, che non si doveva fare. Come a dire: puttana sì, ma siamo pur sempre brave ragazze cattoliche al fondo. C'è una collega, tale Valentina Nappi, secondo la quale il massimo dell'emancipazione femminile sarebbe “godere come una troia mentre trenta negri ti sfondano il culo” e invece di chiamare l'ambulanza la chiamano filosofa. Anche Moana Pozzi finì in odor di santità essendo morta di Aids, malattia professionale. Sara non si è buttata a sinistra, non finisce a scrivere per gli onanisti consapevoli di MicroMega, deve accontentarsi di soggetti meno accreditati nel panorama culturale come questo Diprè detto “lo Sgarbi dei poveri”. Ma si riscatta, gli italiani, tutti i popoli ma in particolare gli italiani hanno fame di pietismo consolatorio, li appassiona il dannato che si dà una regolata, rientra nei ranghi di Madre Chiesa, il testimonial perfetto per questo popolo di peccatori in grazia d'Iddio l'aveva escogitato Manzoni, è fra Cristoforo che almeno però stava buono e zitto. 
In Inghilterra oscillano tra deprofundis e osanna al calciatore Gascoigne, come per la cantante soul Amy Winehouse che poi non ce l'ha fatta. La differenza, volendo, sarebbe che Sara non butta via un talento, butta via se stessa che è come dire niente. Ma tutti prima o dopo si pentono e vengono perdonati, esaltati: fa parte del gioco, del teatro. Dice pertanto Sara in posa da Maria pentita: vorrei cancellare tutto, voglio una famiglia, dei figli, aiutatemi. Sì, ma perché dovremmo occuparcene noi? E, soprattutto, a chi spetta esattamente il soccorso di Sara Tommasi se non a Sara Tommasi per prima? Saremo cinici, ma, Tommasi o Corona, restiamo convinti di gente irrecuperabile, che in testa ha una sola idea meravigliosa, restare famosa, famigerata, a qualsiasi costo, manipolata e manipolante la stampa complice che ieri ne esaltava il vitalismo penoso, oggi li compatisce come bravi ragazzi vittime delle circostanze, domani tornerà a esaltarli come cattivi ragazzi spiritati, supereroi straccioni oltre le umane miserie.

Commenti

  1. mah,il problema non sarà fare qualche figlio quanto piuttosto dargli un padre

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  2. Questa non ho mai capito se ci è o ci fa, se è veramente un'anima fragile sfruttata da persone senza scrupoli, o se ci marcia....probabilmente una cosa non esclude l'altro. Fatto sta che a forza di passare dal porno al pentimento, e dal pentimento al porno da un giorno all'altro, come se nulla fosse, è diventata patetica!

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  3. Alla Nappi consiglio una vaccanza in sacco a pelo a Lampedusa

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