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AVALLONE DI NULLA


Che l'Italia attualmente non tema deficit di democrazia, e neppure di aggressioni alla sua libertà di stampa sul modello della Francia, è felicemente confermato dal fatto che una testata come il Corriere, prima per tradizione e diffusione, ospiti interventi elementari come quello di tale Silvia Avallone. Si potrà parlare di democrazia mercantile, nel senso che questa Avallone deve avere spuntato qualche premio letterario al culmine di estenuanti trattative, ma la sostanza non cambia. Cosa dice Avallone? Si scaglia, apoditticamente, contro il tenore maschilista degli attacchi alle due cooperanti brianzole, e così, in modo pochissimo originale, chiude la faccenda: il resto è una sequela di luoghi comuni, appunto, da scuola elementare, da “voglio capire” a “i terroristi partono da qui”, dunque sono figli dell'Occidente. È difficile controbattere al nulla, e Avallone viaggia sotto al nulla. Costantemente. Viaggia sotto l'inconsistenza quando si chiede, retoricamente, “quanto vale una vita di una persona?” (l'ente-persona, negli interventi inconsistenti, non può mancare mai, la tautologia vita-persona qui ammanta il vuoto pneumatico). Intanto, il valore non può essere stabilito una volta per tutte e per tutti: nel computo, ovvero nella mancanza di misura (ogni vita ha valore smisurato, sembrerebbe doversi dedurre dalla retorica avalloniana) mettiamo a pari merito la vita del carnefice e della vittima? Quella della testa tagliata e del tagliatore di teste? Quella di chi sta per (dunque è ancora neutralizzabile, eventualmente con misure drastiche) sacrificare cento vite e le cento vite innocenti? Hitler e il dr. Schweitzer? 
Avallone non chiarisce, a lei, cattolicamente, basta la sacralità, l'intangibilità di una vita “della persona”, e così risolve la faccenda. Che però non si risolve affatto. La vita “della persona” non ha prezzo: ma viene pure quantificata, e l'ammontare va a finanziare nuovi attentati a vite “di persone” senza prezzo. Va bene così? Secondo Avallone, sì.
Non basta. La vita “della persona” vale tutto, anche oltre il limite della propria libertà? Se così, allora, in nome della salvaguardia della vita, io avrei dovuto impedire alle due sventate cooperanti di mettersi nei guai (ma, allora, non sarei stato diversamente maschilista?); oppure ero, sono tenuto a rispettare il valore della libertà come prioritario rispetto a quello della vita in sé? E, in questo ultimo caso, fino a che punto è lecito rimediare agli incidenti derivati da una libertà incontrastata? Anche questo, la limitata visione avalloniana non lo chiarisce. Ne deriva un inno all'immaturità perenne, senza alcun riguardo per l'etica della responsabilità: ciascuno deve seguire le sue pulsioni, senza valutare rischi e conseguenze, tanto poi c'è sempre una realtà sovrumana - il Caso, la Provvidenza, lo Stato - che ripara, che sistema tutto. Ma se questa realtà non scatta, perché non vuole, perché non può, o perché altre variabili si mettono di mezzo? Tutto è possibile, ma non nell'ottica provvidenzialista-irresponsabilista di Avallone. Che non sarà sessista, non sarà maschilista, ma non per questo è decente, sia perché niente affatto rigorosa, sia, soprattutto, perché risolta nella e con la retorica a Matrioska, la retorica della retorica che segue: io, privilegiata, scrittrice (come no), occidentale, voglio capire, voglio imparare: e, per imparare, non ho di meglio che due ventenni le quali, lungi dall'essersela cercata, almeno loro, sono andate a ficcarsi in contesti dei quali ignoravano tutto, e dai quali sono state tratte in salvo grazie a complicate operazioni di diplomazia finanziaria.
Funziona, così? No, non funziona. Funziona solo nella limitata percezione di Avallone. La quale, per informarsi di complesse questioni geopolitiche, strategiche, economiche, religiose, non trova di meglio che la “testimonianza” di due sventatelle drappeggiate, spaventate, ma del tutto risolte nel loro patetico esibizionismo in fuga da se stesse o, almeno, dalla Brianza velenosa e, soprattutto, noiosa (parole loro, delle diverse cooperanti: non nostre). Naturalmente, quella di Avallone è falsa modestia che vela una mediocrissima promozione ammantata nel finto senso di colpa: “Io, scrittrice, privilegiata, non posso capire...”, e, sotto, si coglie il messaggio: comprate i miei libri, il privilegio me lo merito. Ma questa sua facile malizia non ne ridimensiona, tutt'altro, l'inconsistenza.
Chesterton diceva che il folle è malato di realtà, la sua logica funziona perfettamente ma solo all'interno di un circolo ristrettissimo. Avallone invece sembra patire la malattia contraria, quella di una evanescenza logica, etica, razionale senza confini; lei non si muove in un cerchio ristrettissimo, lei spezza il cerchio e parte per la tangente. Non è la malattia dei poeti, ma degli sciocchi. Se volete una prova, eccola: verificate se il discorso, si fa per dire, di Avallone, espunto dal contesto, possa funzionare per qualsiasi altro argomento possibile e immaginabile, da “chi siamo, dove andiamo?” a “quanto vale la vita anche non delle persone?” a “c'è vita oltre il nostro sistema solare?”. Funziona. Ma se una risposta (si fa per dire) funziona per tutto, vuol dire che non serve a niente, è del tutto sconclusionata, è evanescente. È talmente limitata da risultare senza limiti. Come Avallone, appunto. 

Commenti

  1. In queste ore ho visto in tv la madre ed il padre di una delle due e la loro facce mi dicono tutto. Sopracciglio depilato con sciarpettina annodata all'ultimo grido lui,stesso sopracciglio e capelli neri tintissimi lei; sono due cafoni , vacui, con una degna figlia. Quest'anno và il pasdaran , l'anno prossimo la suffragetta. Dovevi vederli pavoneggiarsi davanti alle telecamere,"adesso basta",ma si capiva che ci godevano

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    1. Ha detto il padre: mia figlia non deve scusarsi di niente, debbono tutti scusarsi con lei. Fino a ieri si investiva nel pargolo calciatore, adesso nella figlia cooperante. Mutazione genetica

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  2. Non a caso Saviano le ha difese a spada tratta!

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  3. Dunque , due giovani ragazze, in Siria per dare aiuto alla popolazione civile martoriata vengono rapite e poi, grazie al cielo e probabilmente a un riscatto pagato dallo Stato, rilasciate. Anziché essere felici, gli si chiede di scusarsi, non si capisce per cosa, Fini le chiama vispe terese e Gasparri adombra rapporti sessuali consenzienti con i sequestratori. Ma si vergognino, questi figuri !

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  4. due scellerate dal piglio furbetto;
    da far zappare la terra indurita dal ghiaccio e alla sera accudire gli anziani incontinenti.
    dopo due mesi verificare se ripetere il premio.
    se mi ridanno indietro la mia quota del riscatto , non la rifiuto,anzi.

    Vp

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