Ammazzano un poveraccio dopo averlo torturato e ipotizzano, ma per finta, l'omicidio colposo (assolti tutti). Un drogato ubriaco falcia un ciclista e lo rimandano a casa: omicidio colposo. Salta fuori la mummia di un paziente perduto in un ospedale tre anni prima e l'ospedale nel suo complesso, trattato da organismo cosciente, è chiamato a rispondere per colpa. Quale non si è capito. Stupri, massacri, stragi, devastazioni, risse, tutto coperto dal grande ombrello della colpa, non in senso biblico ma legalistico tricolore che vuol dire: non l'ha fatto apposta. Quindi merita una pena da poco, una pena virtuale. Ma cosa è tutto questo socratismo da strapazzo che gira nel Paese impunito, dove ad essere punite sono sempre solo le vittime? C'è una evidente forzatura nell'interpretazione della realtà e di conseguenza delle norme, non ha molto senso né logico né neurologico sostenere che uno che si abbandona a comportamenti rischiosi, irrazionali, sapendolo, poi non ha colpa delle conseguenze; lo stesso codice penale, se non l'hanno cambiato da quando mi laureai, considera una aggravante e non il contrario il contegno di chi provoca la propria mancanza di controllo. Ma nei tribunali vige la regola opposta, nessuno fa il male volendolo, se poi proprio l'aveva voluto, basta pentirsi in diretta e si rientra nel buonismo criminale, che poi qualche magistrato esperto come Pignatone ci mette una pezza con la politica del rimando e dei periodi ipotetici dell'irrealtà. Ha detto la sorella di Stefano Cucchi: per farmi smettere dovranno uccidermi. Attenta Ilaria, sanno bene come si fa e non si fanno il minimo scrupolo.
Intanto, se il procedimento non è stato archiviato, è indagata per diffamazione a seguito di una denuncia della polizia. L aguardavo in tv, mi sembra invecchiata di vent' anni rispetto alle immagini di due o tre anni fa,
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