Ho studiato per tutta la vita – e ho cominciato a farlo sul serio una volta uscito dall'università: finalmente potevo dedicarmi ad altro che aride letture di testi specifici. In modo dispersivo, disordinato, ingenuo, ma famelico. Ma mai come oggi ritrovo il piacere di quello studio, ancora più anarchico, ancora più mio: posso passare dalle arti figurative a una storia della musica a dottrine economiche a trattati scientifici a studi sulle religioni, scegliendo le fonti che voglio, gli autori che più mi danno fiducia e simpatia, e senza l'assillo di una verifica. Io, i miei libri (o ebook: quanti lavori altrimenti perduti posso recuperare con questo impareggiabile strumento, quanti, nuovissimi, me ne posso assicurare a prezzi ragionevoli) e i miei gatti che mi dormono intorno (o sopra). Se ho tempo, se sono tranquillo, è così che amo passare il tempo. Chiamatemi intellettuale, se mi disprezzate: io non me ne curo, io sono solo uno consapevole di non sapere niente, di dovere imparar tutto. Con questo spirito ad ogni cosa mi accosto, ed è sempre una scoperta: anche dai volumi più noiosi, posso succhiar via qualcosa: e pazienza se più assimili e più ti accorgi di quanto hai da capire, pazienza se domani sarà ora di rimettere tutto in discussione: finché lo si può fare, è il segno che non si è morti. È un lavoro senza scopo, è fatica fine a se stessa, tempo dedicato, impegno per niente. È un favore a nessuno. E anche un problema, perchè i nuovi supporti obbligano a una conoscenza magari basilare, ma pur sempre in crescita, di programmi e applicazioni informatiche. Ma quello che accade per la musica, accade per i testi e adesso non posso non stupirmi, con un sorriso, di veder scorrere su queste tavolette ineffabili certi fumetti che mi accendevano 40 anni fa. Leggo, studio dovunque, libro, kindle, tablet e attaccare un libro, di carta o di luce che sia, è sempre la stessa eccitazione: ho sempre avuto quella fame, più istintiva che razionale, per una copertina che mi sbarrava il viatico. Qualunque fosse il percorso. Non sono mai cascato nelle sirene della moda culturale, delle sottodiscipline alternative, mi hanno sempre fatto sorridere gli hipster, che prima si chiamavano nerd: così patetici con quel loro trucchetto di parlare solo delle subculture che bene o male padroneggiano. Dio, li fiuti anche senza vederli, da come si esprimono (male). Ma a me piace un altro genere di nicchia, cose che pochi sospettano, percorsi esoterici di cui vado geloso. Tutto, poi, ritorna in quel che scrivo, che produco. Ma è solo una conseguenza, un effetto. Quello che conta, è la passione per uno studio matto ma non più disperatissimo, cullato dalla musica e dalle sere che scendono; spesso da notti insonni, che ho imparato a spendere al meglio.
come tutte la passioni, sane , anche la tua merita rispetto.
RispondiEliminanulla di cui provare imbarazzo per il modo ( ebook o altro ) ed il metodo ( disordine e istinto ) usato.
interessante l'appena accennato argomento sull'esoterismo, quando e se ne vorrai scrivere , ne sarei contento e penso, non solo io.
un caro saluto.
Vp