Nel ribadire che di corsi a pagamento non ne farò, non intendendo assecondare la pratica del pizzo da parte dell'Ordine dei Giornalisti, ho d'altra parte scelto di misurarmi con almeno un corso on line, quello curato direttamente dall'Ordine sulla deontologia, considerando doveroso il fastidio di mettermi alla prova nel marasma di carte, leggi e sentenze che, in piena enfasi da mere enunciazioni di princìpi retorici, senza alcuna concretezza, regolano la professione, stravolgendola in una attività da mangiatori di polvere. Al dunque, il corso mi ha portato via mezza giornata solo per giocare a una sorta di lascia o raddoppia da overdose burocratica, con domande capziose o forse semplicemente sciatte, del tutto superfluo, laddove, sulle questioni che concernevano direttamente il mestiere, non c'era niente che, grossomodo, non sapessi già (diverse questioni peraltro non risultano aggiornate). Di fatto, a parte l'ottusità perniciosa di un Ordine che sarebbe da abolire, perché si risolve in un corpaccione burocatico e ricattatorio, sciatto (le lezzioni so' de du minuti, tutti co l'avatar che parla romanesco, e stigazzi), non c'è una sola prescrizione che non venga allegramente travolta nell'esercizio del mestiere, il che è perfettamente logico perché più Carte ci sono, meno c'è la coscienza: quelle surrogano questa e autorizzano qualsiasi bugia (e qualsiasi puttanata). Beninteso, questo on line era un corso con una sua concretezza, per quanto da travet: quelli fisici, a frequentazione, si risolvono nel versamento di un pizzo, dopodiché basta starsene seduti qualche ora a pensare ai fatti tuoi, sbirciare le tette di quella che ti siede vicino, flirtare o a mandare messaggi su WhatsApp, e sei bell'e formato. Comunque, per dare un esempio umoristico, ecco qua il decalogo del giornalista sportivo. Fatevi due risate, e poi capirete perché il giornalismo, alla verifica della pratica contrapposta al mare di carte e di regole (la sola Carta di Firenze, che dovrebbe tutelare i giornalisti precari, è talmente stuprata in ogni suo comma da risultare demenziale), risulta una faccenda dall'ipocrisia al limite del ridicolo.
DECALOGO DI AUTODISCIPLINA DEI GIORNALISTI SPORTIVI
1 – Il giornalista sportivo riferisce correttamente, cioè senza alterazioni e omissioni che ne modifichino il vero significato, le informazioni di cui dispone
2- Il giornalista sportivo non realizza articoli o servizi che possano procurare profitti personali; rifiuta e non sollecita per sé o per altri trattamenti di favore.
3- Il giornalista sportivo rifiuta rimborsi spese, viaggi vacanze o elargizioni varie da enti, società, dirigenti ; non fa pubblicità, nemmeno nel caso in cui i proventi siano devoluti in beneficenza
4- Il giornalista sportivo tiene una condotta irreprensibile durante lo svolgimento di avvenimenti che segue professionalmente.
5- Il giornalista sportivo rispetta la dignità delle persone, dei soggetti e degli enti interessati nei commenti legati ad avvenimenti agonistici.
6- Il giornalista sportivo evita di favorire tutti gli atteggiamenti che possono provocare incidenti, atti di violenza, o violazioni di leggi e regolamenti da parte del pubblico o dei tifosi.
7- Il giornalista sportivo non usa espressioni forti o minacciose, sia orali che scritte, e assicura una corretta informazione su eventuali reati che siano commessi in occasione di avvenimenti agonistici.
8- Il giornalista sportivo rispetta il diritto della persona alla non discriminazione per razza, nazionalità, religione, sesso, opinioni politiche, appartenenza a società sportive e a discipline sportive.
9- Il giornalista sportivo conduttore di programma si dissocia immediatamente, in diretta, da atteggiamenti minacciosi, scorretti, litigiosi che provengano da ospiti, colleghi, protagonisti interessati all’avvenimento, interlocutori telefonici, via internet o sms.
10-Il giornalista sportivo rispetta la Carta di Treviso sulla “tutela dei minori”; per la particolarità del settore pone particolare attenzione all’art.7 di detta Carta (tutela della dignità del minore malato, disabile o ferito).
Il corso di deontologia l'ho fatto pure io: niente di che, ma non lo ritengo comunque tempo buttato. Invece i "corsi" ai quali ho partecipato erano tutti piuttosto interessanti (Impastato, giustizia sportiva e futuro del giornalismo). E tutti gratuiti (parlo di Udine). A me non dispiace, insomma, come novità. E poi il nostro è l'ultimo tra gli Ordini ad avere introdotto i crediti formativi e considerata l'ignoranza (IGNORANZA) imperante nella categoria, non trovo il tutto così inappropriato. Poi, d'accordo, ci sarà senz'altro chi specula (ma di corsi a pagamento in Fvg ne veniva pubblicizzato uno solo e bastava ignorarlo) e chi passa in "classe" a fare solo atto di presenza. Per quanto mi riguarda, ripeto, non sono (per una volta) in disaccordo. Poi considera che io la tessera per un decennio abbondante ho evitato di farla perché non me ne fregava nulla e mi serviva anche a meno...
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Solo la Rai ha 50 tra Carte e regolamenti. Ed è quella che è, e ci entrano spadaccine, raccomandate, segate all'esame di giornalismo, amministratrici di condominio e perfino di condom. Senza fare i corsi.
EliminaComunque, si veda oggi il resoconto di Rizzo sul Corriere. Roba che una magistratura seria dovrebbe aprire subito fascicoli plurimi per truffa. Invece i giudici sono tra i primi relatori (pagati) della sporca faccenda.
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