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RADAN, INSHALLAH


Quattromilacinquecento vi sembrano pochi? Dipende, tutto o quasi è relativo a questo mondo ma se la cifra corrisponde ad altrettanti casi di sparizione forzata, oltre a 500 desaparecidos, oltre a 640 detenuti illegali, oltre a un numero incalcolabile di soprusi e di torture, la faccenda diventa inquietante. Succede nel Saharawi, che a naso sta in Africa, avrà a che fare col deserto, ma che in quel lembo occidentale di sabbia subissero dal 1975 la ingiusta occupazione marocchina, io neanche lo sospettavo, voi che leggete nemmeno, è storia vecchia, neppure i figli di nessuno sono uguali, certe cause non sono spendibili, non hanno padrini mediatici, sono alberi che cascano in un fragore desolato. Spariti nel silenzio del mondo. Ultima colonia africana il Sahara occidentale, ed è una colonia africana sul serio, di africani su africani perché gli uomini sono gli stessi dappertutto, specie nella violenza e nel sopruso. Mettici che le pulsioni autonomiste oggi non sono di moda, coperte dal sospetto, puzzano di leghismo, anche se qui non si tratta del nordest che vuole andarsene in Austria o della Scozia che vuole staccarsi come un icerberg dal Regno Unito. Qui c'è un popolo che affoga nella sua sabbia inzuppata del suo sangue. 
Quattromilacinquecento vi sembrano pochi? Ma potevano essere 4502, perché se la son vista brutta gli autori di questa mostra fotografica più videoreportage, rispettivamente Stefano Schirato, già una bella carriera ma anche una saturazione avventurosa che la coscienza familiare acuisce, e Jenny Pacini: li hanno pure sequestrati a un certo punto, e nessun tigì se n'è accorto. E qui bisogna accettare un excursus. 
Io con Jenny ho una storia, lei è una mia stellina, quattro anni fa ho tenuto un corso a Pescara per laureati e laureandi e lei assisteva e alla fine, in rete da qualche parte c'è ancora, mi ha fatto una delle sue prime interviste, ingenua e assurdamente adorante. Quattro anni dopo sono io che dovrei intervistare lei, perché quello che ha fatto io non saprò mai farlo. Perdonate se continuo l'excursus, ma Jenny da un paio di stagioni è parcheggiata a Rai Gulp, un canale di cartoni animati, mentre Santoro ha reclutato Paola Bacchiddu perché, detta come va detta, ha un gran bel selfie, anche se quanto a curriculum la 29enne signorina Pacini non teme confronti. Gira in questi giorni il nome di un imbecille, Giuseppe Cruciani, quello della Zanzara, specializzato in scherzi telefonici, il quale racconta a mezzo mondo di avere due passioni, i piedi e la menopausa (controllare su quell'alias del Fatto che è Dagospia); appartiene a un'agenzia di veline e velinari, la VisVerbi, che è gestita da due prestafaccia ma è stata fondata da Sebastiano Barisoni, pezzo grosso di Radio 24 dove denuncia caste e camarille; Visverbi impone i suoi cavalli di razza, li fa accoppiare, scoppiare, intervistare fra loro, una, Selvaggia Lucarelli, a proposito di curriculum ha due zinne così perennemente in vista, ha fatto un figlio col figlio di Pappalardo, è andata all'Isola dei Famosi, ha chiesto tramite “libro” di essere mantenuta, ha intrecciato qualche faccenda di cuore con altri visverbini e adesso fa Irene Brin dei poveri dal basso di una prosa vertiginosamente ordinaria, che la fa disputare tra Libero e Fatto; un altro visverbino, probabilmente il più squallido in assoluto, ha ottenuto un programmino con l'espressa missione di intervistare i colleghi di scuderia. Missione adempiuta. Fine dell'excursus.
Jenny, dicevo, è una mia pupilla, ci sentiamo spesso ma in modo sempre fulmineo ed ignoravo questa sua nuova avventura, che per poco non me la fa ricordare: non saprei dire se le autorità marocchine l'abbiano lasciata andare giudicandola irrilevante, controproducente o addirittura funzionale a far sapere che loro non scherzano con i sarahawi. I quali tuttavia non perdono la speranza, Radan, Inshallah, “Domani se Dio vuole” è il loro mantra, la loro consolazione, la loro illusione di poter conquistare una indipendenza da nonviolenti che resistono subendo: nessuno ha mai sentito di un atto terroristico da loro. Scorrono nel video, autoprodotto ma sostenuto dalla Fondazione PescarAbruzzo, i profili offesi di un popolo umile e indomito, che nessuna tortura, nessuna umiliazione, nessuna violazione dei diritti umani riesce a spegnere, che non adotta improbabili rivoluzioni di Twitter ma sfida le polizie con patetiche telecamerine decrepite, in un afflato di libertà ingenuo e commovente. Tutto il film è una poesia del dolore, un fiore di sangue, ma dove davvero allaga è vedere i ragazzini coi denti spaccati, è l'handicappato che, nella sua fatica della Madonna, racconta di come si divertivano a farlo rotolare con la carrozzina per spaccargli la testa, e ancora, e da capo, come nella crudele parodia fantozziana della Corazzata Potemkin. Poi gli hanno pisciato addosso, gli hanno detto cammina, vai a farti curare dai tuoi compagni. “E sempre l'uomo preferisce le tenebre alla luce”, dice san Giovanni. 
Qui  il teaser del reportage

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