Per carità, stancare i tolsciò hanno stancato, formula vacua, usurata, autoreferenziale, però il dato andrebbe, come si dice, contestualizzato, nel senso che tranne un paio d'eccezioni i tolsciò son sempre stati pascolo della sinistra, da quella intestinale del PD a quella parassitaria dei movimenti, che sono la faccia presentabile, ma neanche tanto, della sovversione. Ecco, sono questi ad avere stancato oltre il tolsciò, cioè il contenuto eccede il contenitore, cioè nunsereggonopiù. Questa è tutta gente che ha campato una carriera sul regime, sulla vigilanza democratica, sulla spocchia dei migliori finché a lungo andare qualcuno ha cominciato a chiedersi: ma varrano davvero qualcosa, tutti 'sti milionari a fondo perduto? Ed è partita la valanga. Massimo Giannini sembra Epifanio, Floris è un culobasso, Santoro è riuscito ad andarsi sui coglioni da solo, Fazio è una macchina della saliva, la Gruber adesso va di moda rimpiangerla, prudenzialmente, ma è sempre stata poco più di una megaraccomandata che raccomanda altri raccomandati. E via così. Allo stesso modo in cui, tra due o vent'anni, ci renderemo conto che era demenziale litigare o confidarsi con perfetti sconosciuti su un social, e a maggior ragione con perfetti conoscenti, così la ggente ha finalmente realizzato che è mentalmente insano continuare a pendere da questi mascheroni, le cui performance etiche oltretutto sono imbarazzanti. Santoro, tra una sanatoria e l'altra, fa le trasmissioni per la scuola pubblica e spedisce la prole in quelle private. Spinelli e Maltese, i furbetti dell'euroquartierino, fanno e dicono di quelle cose che disinnescano qualsiasi commento. I mediamagistrati protetti da Travaglio, la triplice Di Pietro-De Magistris-Ingroia, meriterebbero per cominciare un trattato psicosociale. La compagnia di giro di MicroMega non ne ha azzeccata una che è una in 20 anni. Se uno vuole organizzare un fiasco perfetto, non ha che da invitare una qualsiasi vestale della stronzaggine dalla Bignardi alla Dandini eccetera, tutta gente che non ha un cazzo da dire ma lo dice a cazzo. Luxuria, questo patetico ibrido senz'arte né parte, transita da Rifondazione a Berlusconi passando per l'Isola dei Famosi. Saviano è di presunzione direttamente proporzionale all'asineria (scritta e orale). I giornasatiri fanno pena e pietà, affogano nall'autoridicolo. Sabina Guzzanti, pasionaria al silicone, vede dappertutto speculatori mafiosi e mascalzoni poi butta via cinquecentomila euro affidandoli a un faccendiere in odor di mafia. Il suo ultimo pippone amatoriale, manco a dirlo sulla Trattativa, è stato maltrattato da un botteghino di tremila persone, praticamente un condominio e sì che aveva il traino di Venezia, Servizio Pubblico, il Fatto e un po' di scorie antagoniste. Ma niente, nunlareggonopiù manco i lunatici. Il più divertente, suo malgrado, è Daniele Luttazzi, l'edittato bulgaro, il ladro di battutine: ha scassato i cabasisi per due decenni sui megaevasori, uno in particolare, e adesso che gli contestano un'evasione di 160mila euro, manco una sortita (possibilmente originale) per sdrammatizzare. In compenso, l'avvocato mette in scena il festival del clichè: ma come potete pensare, ma vi pare che lui, non c'è uomo più onesto, è tutto un equivoco, gli artisti son così, giuro morissi subito. Che (avan)spettacolo.
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