Passa ai contenuti principali

MELASSA P


In Italia ogni trasgressione dev'essere formato famiglia, ogni stecca rientrare nel coro, ogni critica essere costruttiva, ogni stroncatura risolversi in un elogio, ogni bicchiere essere mezzo pieno. Non c'è gusto in Italia ad essere carognoni. Tutti sentono il dovere di giustificare e giustificarsi, in giro è tutto uno svolazzare di insulti, offese, volgarità ma a cuore in mano e comunque a lieto fine. Non ci si può semplicemente sbattere i coglioni di questo o quello, salta subito fuori l'ipocrita di turno che se ne scandalizza (grillino, magari: la decenza non è contemplata). Tutti debbono salvarsi il culo col Padreterno. Perfino i terroristi, da noi, stendono lenzuolate di parole per spiegare perché e percome hanno ammazzato qualcuno, e comunque non accettano di essere chiamati terroristi. Guerriglieri sì: ma a fin di bene. I cantanti trasgressivi, invecchiando, fanno ridere. Renato Zero da trans era una persona seria, poi s'è messo a cantare ave Marie rivedute e corrette da don Mazzi, cose allucinanti tipo “l'aridità ci inaridisce, gli slanci invece no, la ragazza sia carina e sia solamente tua”. Vasco Rossi faceva la vita spericolata e adesso appena apre bocca pare posseduto dallo spirito di Pertini. I rivoluzionari con l'acne, perdendo i capelli confidano d'esser sempre andati a messa, preferibilmente in latino. I cosiddetti alternativi, per carità di Dio, van tutti a finire al premio Tenco. Gli scrittori cannibali, tutti a maggior gloria di Dio e dello Stato (che di solito si identifica col PD o la sigla che è). I giornalisti caustici, affilati, stanno dappertutto, di preferenza nei giornali e i network di quelli che attaccano, sai che incursori. I satirici sono piagnucolosi burattini da festa di partito o da talk show, che è la stessa cosa (e quindi ortodossi, disciplinati, incamiciati, altro che storie). I critici non criticano più un cazzo: pubblicizzano, sponsorizzano, raccomandano; perfino rivendicando l'amicizia, così nessuno può più dir niente. E infatti che resta da dire? Una volta c'erano i clan, adesso c'è una sola, gigantesca famiglia dove tutti scopano con tutti. Più ci si azzanna, più si capisce che è un gioco, un teatro, una convenzione ad uso carriera. C'è, appunto, l'arrivismo, la meschinità, il giocare sporco, c'è l'essere maligni, perfidi, che è cosa assai bassa, in nulla parente della carognaggine a viso aperto. C'è il dir bene per dir male, per far male. Oppure il falso paradosso, imbecille, narcisista, la finta trasgressione di chi flirta col peggio, tagliatori di teste, pedofili, fannulloni da teatro Valle, per becera frustrazione, per egocentrismo. Ma un giudizio schietto non lo puoi dare, l'opinione anche suffragata non te la puoi permettere, che parli di una città o un continente, Gino Strada o Gino Paoli, di Corona o Wanna Marchi, di Schettino o degli U2, di un prete cannibale o  una puttana santificata, del prof che si fotte le alunne (che d'altra parte ci stanno) o dell'ultimo stronzo che ha ammazzato la “fidanzatina”. Salta subito su quello con l'eccezione, col “sì, però”, col qualcosa da salvare, e alla fine, a forza di contorsioni politicamente corrette, a furia di convulsioni da indignati, si porta a casa tutto. Bisogna sempre non vedere quel che c'è e vedere quel che non c'è. Bisogna manifestare tutto il contrario di ciò che si prova, e che l'interlocutore merita. Bisogna sorridere sempre, abbracciare tutti, anche chi ti s'incula (che faccenda contorta). Se no sei un disadattato, uno che “sclera”. Non puoi dire che fa schifo vedere una stronza viziata, una “contessina” baloccarsi a fare la giornalista proletaria imbarcata da un finto indipendente, un cretino col complesso di Montanelli. No, non lo puoi fare, se inquadri l'ipocrisia, risplendente, abbagliante, minimo ti pigli dell'invidioso, del livoroso. Eh, bisogna essere ben disposti, tolleranti, pensare al Bene, con la maiuscola, trovarcelo in ogni buco del culo. Bisogna andar d'accordo con tutti, su! Perché, sempre così disfattisti, così scontenti? I danni della “cultura” cattolica. E tutti qui nascono e soprattutto muoiono cattolici, dai comunisti libertari e libertini alle più santamente zoccole: gratta gratta, alla fine affiora sempre la baciapile. L'ultimo vero cattivo, forse l'unico, è stato Carmelo Bene, tutto il resto è melassa. Melassa P, come Pippa.

Commenti

  1. Forse il problema è che a sessanta anni fare il trasgressivo cattivo rischia di essere ancora più ridicolo che recitare l' Ave Maria. Il problema serio è che sono sdolcinati pure i trentenni. Salvo Pannella, che naturalmente è un pazzo : l' ho visto una volta insieme a Berlusconi in piazza ( magna trasgressio ) fare il gesto dell' ombrello a Travaglio, e un' altra volta dire al circo impegnato di Santoro ( l' unica volta che c' è andato ) : "e io che cazzo c'entro in tutto questo ? "

    RispondiElimina
  2. La libertà è il deserto , diceva Carmelo

    RispondiElimina
  3. Panelle e Carmelo Bene i peggiori di tutti. Lasciate in pace Renato

    RispondiElimina
  4. Mi sembra ahimé di riconoscere un tanfo. Ma non sei ancora morto, tu, analfabeta a nafta? Un frontale, una cirrosi... e che aspetti?

    RispondiElimina
  5. Certo che una Repubblica fondata sul sorcino sarebbe ben preoccupante. Vorrei dire due o tre cose:
    Pannella, che come scrivevo è senz'altro pazzo, due o tre meriti li ha: per esempio- sparo a raglio- ha posto il problema dell' art 18 con trent'anni di anticipo sugli altri, idem sulla separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti, ed è stato dalla parte di Enzo Tortora
    Carmelo Bene stimava Renato Zero, ricambiato. E anche a me Renato Zero piace, e sono ( un po' ) più indulgente di Massimo ( e adesso il sorcinoa anlfabeta stramazza senz'altro ).
    Renato Zero negli anni '70 dichiarava il voto radicale
    Francesco

    RispondiElimina

Posta un commento