Qualche
volta si vorrebbe scrivere di più, buttare tutto in faccia, urlare
tutta la paura che brucia la pancia. Paura talmente sconfinata da non
vederla più, da non distinguerla oltre. Ma poi ti fermi, ti tieni,
pensando che non sarebbe giusto opprimere chi verrà a trovarti.
Qualche volta io vorrei dire di più, mettere in fila come sentinelle
lugubri tutti i miei rimpianti e raccontare a questi sospetti di
facce, di presenze che non so mai se ci saranno, raccontare che vado
in pezzi come un bicchiere vuoto, raccontare tutti i miei frantumi,
ammettere che avrei voluto imparare a pregare, e le arti marziali. La
musica davvero, e l'arte di vivere. Fare il pirata davvero e il
delinquente. Fare l'attore e avere il coraggio di volare giù da una
famiglia, da un destino apparecchiato, da questa paura cresciuta
giorno per giorno fino a perdere ogni ritegno e ogni confine. Vorrei
ammettermi qui, in ogni mia deriva ma poi sospetto che sarebbe solo
un atto narcisistico, e contagioso. E allora mi censuro, ci giro
intorno, parlo della paura, questa amica maligna senza la quale non
saprei vivere, accompagna ogni respiro e ho passato la vita a
combatterla e inseguirla. Io sono la mia paura: del domani, di oggi,
di ieri, di chi sono e chi non sono stato, di cosa non ho fatto e di
quel che farò, dei miei momenti peggiori, che non riesco a
dimenticare, dei miei momenti più belli, che non riesco a
dimenticare, della paura d'invecchiare invano e di aver messo tutte
le incoscienze al posto sbagliato e di non avere saputo mai fare sul
serio e di avere buttato via ogni cosa, ogni cosa. Come vedi, ci sto
ancora girando intorno, mi nascondo tra le mie parole. Non ti dirò
che so esattamente cosa avrei potuto e perché non ho voluto. Non ti
dirò che conosco il volto della mia paura, non ha segreti per me.
Perché è la mia condanna e il mio alibi, il mio fantasma e la
realtà, i calendari andati e quelli che mi aspettano. Una paura che
è come l'anima, che è l'anima, si accende guardando un tramonto,
disperderdomi in mare, cominciando ogni scritto, concludendo ogni
scritto, incontrando la mia clausura, sbattendo contro gli occhi di
Gabriella Ferri, contro una danza micidiale di Muhammad Ali,
alzandomi al mattino, chiudendo gli occhi la notte. Morendo ogni
volta per rinascere ogni volta un po' meno vivo.
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