Manco a
dirlo, Schettino docente non lo voleva nessuno: tutta una corsa per
scaricare il barile, per buttare a mare questa scoria. E allora come
ci è finito in cattedra, perché lì stava? Ci sono alcune vergogne
senza vergogna che continuano in modo omogeneo l'ennesimo squallore
di questo soggetto, finito chissà come a governare una nave da
crociera (coi risultati che si sono visti). La prima è quella del
rettore Frati, barone familiare che oggi trasuda indignazione:
peccato che la faccenda risalga ad oltre un mese fa, per cui o il
rettore alla Sapienza conta come il due di coppe quando comanda
bastoni (cioè nessuno lo avverte di niente), oppure, più
semplicemente, è un cialtrone preoccupato soltanto di non
pregiudicare il suo discutibilissimo potere dinastico. L'altra
vergogna senza rimorso è quella del docente ordinario che ha
invitato Schettino “Perché me l'avevano chiesto i suoi avvocati”.
Questa sarebbe una spiegazione plausibile, esaustiva? A che titolo i
legali di un imputato per reati colossali, tra i quali una strage,
interpellano un barone universitario nell'evidente strategia di
influenzare i giudici? A quale titolo il barone accetta di
coinvolgerlo nel suo corso? Ne esce il solito pantano all'italiana,
più stanno in posti di responsabilità e più olezzano di palude,
più incarnano le istituzioni della giustizia e della legalità e più
ricordano l'esatto contrario; così come c'è un capitalismo di
relazione, fondato sulle lobby e le clientele, che divora il Paese,
allo stesso modo c'è una burocrazia di relazione che prescinde
completamente da qualsiasi rigurgito di decenza. “Me l'hanno
chiesto gli amici”, ha detto il docente che ha invitato Schettino a
spiegare come gestire il panico, cioè fuggire su una scialuppa
mentre la nave affonda e un cameriere indiano, Russel Rebello, resta
a bordo, si prodiga per salvare più naufraghi possibili finché
scompare inghiottito dal gorgo come in un racconto da libro Cuore.
Rebello eroe senza memoria, del quale il mare non ha neppure
restituito i resti mentre 'o comandante Schettino fa il guappo alla
Sapienza che lo invita. Un paese serio li avrebbe cacciati tutti a
pedate, ma questo non è neanche un paese tragico: è tutta una fogna
dove gli studenti non fiatano, il ministro Giannini si limita ad una
dichiarazione di facciata, Renzi ha altro da twittare, l'imputato riceve tanto di diploma
dall'ateneo, il deferimento del professor Mastronardi è il solito
pro forma, nessuno risponde di niente, nessuno rischia niente, la
faccenda si chiude qua. E ci son già i ragazzi spazzola incaricati
di minimizzare, di cavillare, tanto la gente, completamente
atrofizzata, incapace di decifrare una manovra losca, ci casca
subito, ci crede subito all'ennesimo inchino.
Leggo altrove che il Mastronardi si sarebbe difeso dicendo: “sono stati proprio i legali di Schettino a telefonarmi per chiedermi di essere presenti. Fino all’ultimo mi sono augurato che Schettino non venisse ma quando è arrivato cosa dovevo fare?”
RispondiEliminaDa uno che si occupa di serial killer e criminali violenti ci si poteva aspettare un poco più di... come dire... polso? ...fegato? ...palle?
Le università sono fabbriche che producono articoli (il 90% dei quali inutili) e vendono lauree.
Un caro saluto,
Matteo