Per
giustificare l'idiozia hanno inventato modi raffinati, psicanalitici,
uno dei più gettonati si chiama “dissonanza cognitiva”, invece è
brutale deficienza bovina. Indotta da un micidiale mix di limitatezza
mentale, ideologismo calcareo, complottismo beota. Va di moda
schierarsi “con le ragioni” degli jihadisti dell'Isis,
considerati partigiani del mondo anziché una setta di tagliagole
fanatici che vogliono ridurre il mondo a misura di Califfato
sterminando gli infedeli. Gente illuminata, basta vedere come
riducono le donne. Ma il frisson di concludere che la colpa è
nostra, magari con una spruzzata di bungabunga al selz, è
impagabile, meglio di un orgasmo. Giornalisti un tempo validi come
Massimo Fini, rovinati dalle proprie frustrazioni, rimestano nel
pentolone sempre lo stesso articolo pieno di fumisterie futuriste, di
paradossi d'accatto mentre stanno trucidando un reporter
“occidentale”. In questo caso il lamento per la libertà di
informazione vilipesa e tradita non si sente, il Fini di turno se ne
lava le mani, gli premono le sue provocazioni, il far capire che lui
è mentalmente più libero degli altri. Forse anche troppo, date le
figuracce in cui incappa. Non da solo, va detto: con lui, una mesta
processione di guitti da centro sociale, squilibrati o semplici
opportunisti, completamente catafratti all'imbarazzo, senza una
faccia o meglio esattamente con la faccia che ci si aspetterebbe.
Diciamolo pure: troppo scemi per provare pietà o empatia. Poi i
lunatici delle scie chimiche, degli elettrodi sottopelle, che non
fanno testo ma fanno paura perché i fanatismi spesso partono dalle
risate di scherno e finiscono nelle lacrime e lo stridor di denti.
Altre due
sventate, stufe dell'hinterland di provincia, partono per uno dei
luoghi più assurdi del mondo, la Siria sconvolta da rivolte e
repressioni, vengono regolarmente catturate e adesso ci si interroga
sul loro destino: schiave sessuali, carne da ricatto, candidate alla
decapitazione anche loro. Ce n'era proprio bisogno? Secondo i
raffinati di casa nostra sì, due ventenni esaltate andavano a
salvare il mondo e se nessuno se ne accorge il mondo non lo salvi.
Queste passavano il tempo libero a farsi fotografare, “selfare”,
intervistare, il mondo si salva così. E dire che stai in pena ma ti
fanno rabbia non serve, meglio cinguettare, su twitter, che “sei
con loro” ma pazienza se le ammazzano.
Un artista
napoletano, Peppe Barra, si permette di dire non che gli immigrati
fanno schifo, ma che, nello sfascio cittadino, c'è una
proliferazione di clandestini al di fuori da ogni legge che
abbruttiscono ulteriormente i problemi di Napoli e si schierano con
la camorra. Apriti cielo, gli danno subito del razzista, dell'infame,
parole a pera, senza fondamento, senza rigore logico: i clandestini,
o migrantes, sono immuni dalle regole, godono la franchigia anche
quando delinquono pesantemente? Ma che diavolo sarebbe questo stupido
terzomondismo malinteso, decrepito, che si nasconde dietro il dito di
un solidarismo del tutto pretestuoso?
Quest'estate
in Italia lo sport nazionale è di stampo jihadista, scannare i
propri figli nel sonno. Per l'opinione pubblica, e le mamme, chi
l'avrebbe detto, tutta gente tranquilla, anche se girano con la
pistola e si abbandonavano a comportamenti inconsulti. Ma chi siamo
noi per sospettare? Poi succede il macello e lo si chiama
“depressione”. Invece qualche psichiatra ha messo in chiaro
quello che anche un profano conosce, magari per averlo sperimentato
sulla pelle della sua anima e cioè che la depressione non c'entra
una amata minchia, è semplicemente gente cattiva. Proprio così,
cattiva. Non in senso religioso ma psichiatrico, indotta da squilibri
chimici, ormonali o deformazioni strutturali del cervello. Comunque
cattiva, cioè attratta dal male, dall'annientamento, perfettamente
compreso, organizzato, scatenato. Meglio
tenere la testa sotto la sabbia, magari per non sospettarci capaci
dello stesso orrore?
Se questi
sono i depressi, se i tagliagole incappuccati sono vittime, se due
ragazzine esaltate sono salvatrici, allora non c'è più posto per la
logica, per il rasoio di Occam che taglia i nodi delle seghe mentali
(che quasi sempre nascondono verità inconfessabili). E infatti non
c'è. Un povero fallito si riduce in miseria col videopoker poi si fa
intervistare: mi hanno rovinato le macchinette. No, caro, ti sei
rovinato da solo. Ma siccome questa è la società dei famosi perché
si è famosi, basta finire su un giornale e piovono subito le offerte
di lavoro, con tanti saluti agli stronzi che rigano dritto, si
riducono sul lastrico, magari per mantenere la famiglia, magari
disossati da uno Stato implacabile, e nessuno se ne accorge. Come
sempre, se l'albero cade nella foresta deserta, non fa rumore ed è
come non fosse mai caduto. C'è da fidarsi di un imbecille compulsivo
che si è ridotto a clochard a forza di giocare d'azzardo? Ma certo,
chi siamo noi per giudicare, la parabola del figliol prodigo non ti
insegna niente? Sì, insegna una profonda e illogica ingiustizia. Ma
perfino sulla mia pagina qualche fessacchiotto che confonde giustizia
sociale e slot machine ne ha preso le difese. Il videopoker come
viatico per la rivoluzione proletaria, e a questo punto di che
parliamo, di che stiamo a scrivere?
Massimo Fini mi piace, ma effettivamente non si può che essere d'accordo con quanto scritto nell' articolo, salvo il fatto che non mi sembra che le tesi di Fini vadano di moda, anzi mi pare del tutto isolato . E' un bel guaio quando si vuole per forza fare il bastian contrario e il provocatore. Ad ogni modo, secondo me rimane comunque molto meglio , chessò, di uno Scalfari. Mi permetto di consigliare i libri di Fini, in particolare segnalo " Ragazzo", sulla vecchiaia, in certi passi perfino commovente.
RispondiEliminaQuesta estate ho visto uno spettacolo di Peppe Barra e mi è piaciuto: è un artista davvero.
Francesco
Ma l'hai visto il padre di una delle ragazze rapite ? Intervistato , nessuna pena sul volto ,solo due sopracciglia depilate, si augurava il ritorno delle ragazze"perche portano amore nel mondo".
RispondiEliminaAl mondo? Da sempre sono convinto che certe disavventure siano attese se non cercate. E che a scavare in certe famiglie solidali, ci sarebbe da divertirsi.
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