La gente
povera è mite, non spacca le vetrine, non si sogna neppure, ma paga
per chi lo fa. La gente vera non bara, non pretende o millanta:
s’accontenta ed è tutto, altro ruolo non ha. Non è qui per
volare, deve stare schiacciata, il sale della terra lo sai non sale
mai. Non gioielli ma strass, eppure è (un po’) regina, lasciatela
sognare per una sera sola. Comincia la mattina, si fa il mazzo una
vita e quando arriva in fondo, che ha fatto non lo sa. Si spende i
suoi Natali sognando altri Natali, feste calde e imbiancate che non
vengono mai. Si consola con poco, due stille di calore, una cena in
famiglia, regali da non dire. La povera gente si sente padrona
guardando un prato, poi smette di sperare, non pretende di più. Le
basta un giorno solo, un giorno da leone, capita sempre agli altri,
non è roba per lei. Se fa qualche cazzata, la pagherà una vita, non
ha un’altra occasione, non ce l’ha avuta mai. La povera gente non
sa, non conosce, non conta, è di destra e sinistra, in fondo è
tutto e niente. La povera gente sente, sente gli altri parlare ma non
capisce niente, non la fanno capire. E le rivoluzioni, fatte tutte in
suo nome, ma allora come mai non può mai comandare? La povera gente
chissà, quanti Van Gogh nasconde: ma è povera gente e basta, non
può fiorire mai. Gente onesta che paga, si fa sempre fregare, non
tradisce, subisce, lascia (per sempre) stare. Guarda quegli occhi
umili, di chi non ha altra scelta, la guerra di chi difende la
propria dignità. Le hanno sempre insegnato, per tenerla accucciata,
che la giustizia trionfa, la verità trionfa; e invece non è vero,
non è mai stato vero e c’è sempre qualcuno che propone un
perdono. Che la gente concede, perché è buona e ci crede, e poi non
può far altro, è fatta per subire. Sciocca gente stravolta,
dall’amore insistente, se vuoi insignificante, piccola e così
grande. La povera gente studia, di notte, sul lavoro, ma è figlia di
nessuno, e non le servirà. Gente sfinita tu, con i sogni distorti,
un'altra lotteria, e la vita va via. Violentata e mostruosa, ora
sfili in tv, una bestia da circo nella sua nudità: ti fanno
divertire la gente come te, mentre chi non lo è t’inganna, ti
seduce e ti stupra, ti lascia vergognare del tuo essere gente. Gente,
che riempie le chiese, sospetta serva a niente, allora non ci va più:
sciopera con Dio, ma poi si sente in colpa, si sgomenta, si turba,
presto ritornerà. Le hanno levato tutto, lasciatele una speranza,
quella preghiera almeno non spegnetela ancora. Gente, dagli amori mai
nati, dai primati imbattuti, dai rimorsi sfiniti. Fragile, dolce
gente, scontenta, disillusa; cerca alibi, appigli, poi si guarda e si
arrende. Passa le notti a chiedersi come sarebbe andata, giocando
un’altra posta, nuotando un altro mare; ma non si dà risposta,
perché fa troppo male. Gente, povera assurda gente, senza posto nel
cielo, neppure sotto il cielo, che fa rima con niente.
Però la
gente povera nasce con dentro un Dio. Lo bestemmia magari, lo
stropiccia anche un po’. Ma se lo porta appresso, dalla culla alla
tomba, e quando viene l’ora, volano insieme via.
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