Io sono alla
ricerca di una pace negata, e più la so impedita, più non possa
ignorarla. Continuerò per tutta la vita che mi avanza, sempre più
disperato, sempre più rassegnato. La cerco nella chiesa dove si
suona l'organo, nel mare che si tinge di gabbiani la sera, nel
torpido mistero di una buia lettura. La cerco dentro me, il posto più
sbagliato. La abbandono sdegnato, disilluso, offeso poi torno a
sospirarla, nei viali, nei ricordi, nel silenzio dei passi, nell'uomo
che non sono. La cerco trasognato nel sole sul balcone, nel pudore
del pianto, nel gatto che mi chiama, nell'amico sparito, nel canto
fatto d'aria che vola da una pianta, perfino nel conforto di un
rimorso vorace. La cerco nell'estate che non arriverà, nell'autunno
fatato dal concerto di ombre. Mi consuma la pace che non ho avuto
mai, questa pace sfinita a forza di aspettarla che invidio sulle
spalle di un vecchio prete buono, nella tranquillità di chi serba il
candore, nell'umiltà contenta che si nutre di se'. Non sa che mi
ferisce chi sorride al mio volto, di questa mia poesia che lascia
orme sul mare, di questa malattia che diventa parola, patetico
miraggio che ha sete di dolore. Io cerco la mia pace, mi sforzo di
impararla, vorrei capire il trucco, la formula se c'è. Ma tutto in
me è disagio, tutto è sfregio e ferita, il cuore è una fornace,
brucia luce alla luce.
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