Uomini
festeggiano più in là
Io mi sento
avvolto nella pelle
D'un
pensiero che sutura il tempo
Se potessi
essere come voi
Una vita
possibile l'avrei
Di sicuro e
un futuro comunque
Tuttavia non
berrei il mio sangue
Non potrei
misurare il vento
E capire nel
silenzio incostante
Che un
tramonto è una morte innocente
Tutti quei
ritorni inadempienti
La mia
faccia che s'è arrotondata
I mari di
dentro, le bottiglie
I fuochi
fatui che bruciano piante
Da balcone,
nobiltà borghesi
Ancora pochi
mesi e la pensione
Se potessi
non essere io
Che bisogno
avrei di vergognarmi
Di tutto
quello che sono e non sono
Delle colpe
di peccati mancati
Di viltà di
abbruttite virtù
Di un'età
con cui scendere a patti
Se ogni
estate fu uno scherzo atroce
Uno schema
Ponzi, un ronzare di giorni
Se soltanto
io fossi come voi
Non starei
qui a cercare di capire
Quello che
capire non si può
Non si deve,
è solo un sortilegio
Da fuggire,
da tenere lontano
Non avrei
finito le utopie
Le poesie da
gettare in un mondo
Che si nutre
di schegge di vetri
Uomini
festeggiano laggiù
Lo fanno da
uomini, sicuri
Degli
orologi, delle danze e il sudore
Convulso e
inane, qualche volta meschino
Ordito di
vita come può
Così come
viene, passa, muore
Ma se
potessi essere così
Moderatamente
preoccupato
Anziché lo
sparo dentro un bosco
Che da
sempre sono sempre stato
Allora io
sarei senza coltelli
Nell'anima e
diavoli per capelli
Allora
sarei, e la mia ombra stanca
Una statua
di ambra nel fango
Che si
scuote, muove i primi passi
Ma non
posso, non come te che
Ti riaddobbi
l'anima se vai
Verso la
luce; io mi lascio spogliare
Dall'addio
stremato dei binari
Una
vertigine, ma l'arrivo è più triste
La fine di
un inizio, l'innocenza
Più statica
e stanca, colma in vuoto
Di tutte le
assenze che ci sono
Color del
tempo. Colano da me
Banchi di pegni,
di denti dolenti
Nel
digrignar di pianti, scappamenti
Nel finto
accontentarsi dei saluti
Caduti in
terra, farfalle asfissiate
Negl'intarsi
di sguardi crocifissi
Al
legno amaro dell'umiliazione
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