Passa ai contenuti principali

RIDATECI UIBEUI' - Questione di odio (quindicesima puntata)

Ho fatto un esperimento, ho messo la foto del bambino ricco viziato con gli occhiali da ricco viziato che piange allo stadio per la disfatta del Brasile. Una esondazione di “mi piace”, qualcuno scomoda Erode, altri invocano – giustamente – il manicomio infantile. Tutti sadici? No, secondo me la ragione è più semplice, più terra terra, più di pancia. Non c'entra il possibile moralismo che possibilmente giustappone le tragiche, queste sul serio, condizioni dei bambini di strada, che in Brasile vengono ammazzati a peso, con questo piccolo privilegiato che si scioglie in lacrime per una partita; improbabile anche la variazione sul tema, il senso di rivalsa verso una nazione considerata un po' fanatica, disposta a chiudere gli occhi sui sui drammi veri, condensata in una smorfia infantile: tutto questo sarebbe sociologismo spicciolo ma anche contorto, e difficilmente giustificherebbe una reazione così impulsiva. La quale secondo me ha appunto motivazioni gastriche, beceramente gastriche: questo piccino ha una faccetta impossibile da digerire. Poi magari sarà il fanciullo più buono del mondo, un bambino modello, il figlio che tutti sognano. Solo che a vederlo così, inconsolabile come un adulto dietro gli occhiali (da ricco, montatura in titanio), si perde il senso di quel sacrosanto privilegio della superficialità di un'età e si ha proprio la sensazione di un dramma da adulti d'elite, recitato, fatuo, dall'insopportabile leggerezza dell'essere fortunati. Pensavo di essere io l'insensibile, io l'infame quando ho postato la sua foto con una scritta beffarda: ma la foresta amazzonica di pollici alzati mi consola, allora qualcosa c'è, impercettibile per me, ma per voi così importante, la sento è presente: quell'invincibile antipatia che spiegare non si può, che non avrà ragioni razionali, che forse è solo figlia della meschinità. Ma che si diffonde come un virus. Ci sono immagini che restano impagabili e suscitano la stessa reazione in tutte le menti. Per tutto il resto, c'è Mastercard. E una finale tra pontefici (speriamo non smoccolino davanti al video, nei rispettivi idiomi) tra la Germania e l'Argentina, quest'ultima sopravvissuta alla mattanza della noia. Eppure l'Olanda aveva fatto quel poco in più che avrebbe legittimato la sfida decisiva. Amen, c'è di peggio al mondo, per esempio Notti Mondiali coi suoi decadenti personaggi da bar sport e, addirittura inviato, Materazzi quell'altro: nessuno ha ancora capito che ci faccia lì, di chi sia amico, insomma chi ce l'abbia mandato. Viva la Rai, che ci dà mezzi mondiali ma quei pochi riesce a rovinarli completamente.

Commenti

  1. Paganini, Civoli, la Ferrari e un altro che non so come si chiama ma sta lì da una vita. The Walking Dead al confronto è una commedia dei Vanzina.
    vit

    RispondiElimina
  2. un bambino che piange è un bambino che piange, punto...può essere ricco, povero, viziato o no, bello, brutto, grasso, magro, nero, bianco, è sempre un bambino che piange e come tale va preso e anche capito, perchè è appunto un bambino, punto... potrà essere mediaticamente antipatico, ma non si può odiare un bambino, a meno di essere dei malati....sono gli adulti che piangono i quali vanno semmai compatiti, gli adulti che dovrebbero avere gli schemi mentali e le esperienze di vita che fanno loro distinguere tra la vita e una partita di pallone....capire cosa è una vera tragedia e cosa è un gioco...io difendo e difenderò i bambini e non sopporterò mai gli adulti
    Davide, Milano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma anche gli adulti sono stati bambini; d'altra parte, i bambini poi diventano adulti.

      Elimina
    2. Prevenire è meglio che curare? Claudio.

      Elimina

Posta un commento