Passa ai contenuti principali

IL MIO SAFARI


Affondo in un mare di musica nuova. Per la prima volta a memoria d'estate rinuncio a tutte quelle canzoni, e sono tante, e sempre quelle, che mi risucchiavano indietro. Il paradosso, che sospetto apparente, insinua: più invecchi tu, più ringiovaniscono i tuoi gusti. Credo che una spiegazione ci sia, ma ci arrivo tra un attimo. Non sto rottamando i miei gusti e i miei sogni, i miei giorni e le mie estati, certe canzoni saranno mie per sempre e io sarò loro per sempre; mi sono appena concesso, di nuovo, i Rolling Stones, quanto di più memorabile ma un concerto è un evento che esplode nell'attimo, i cavalli selvaggi (di battaglia) scalpitano lì, in quel momento e non sono mai stati così contemporanei. Quanto invece a sentire i dischi è un altra storia e in quest'estate dei 50 anni miei m'aggiro in un safari perenne a caccia di sorprese: ne trovo tante da non riuscire a scartarle tutte, nei miei marchingegni elettronici la musica da scoprire s'affastella. Perchè (salvo rarissime eccezioni) quest'anno non mi cullo al suono del rimpianto? Vengo e mi spiego: e un po' perchè qualche mito mi è caduto, l'ipocrisia d'artista va bene ma a tutto c'è un limite e quando capisci che il gioco è truccato scade retrospettivamente la passione come un domino alla rovescia. E un po', anzi molto, perché quegli scrigni li ho saccheggiati fino a incrostare le pareti: oramai so già tutti i colori della nostalgia. Posso mettere su quei brani che sapevano trascinarmi via, ma adesso non vado più da nessuna parte: non sono le percezioni ad essere estenuate, ma le sensazioni che dentro si agitavano; forse hanno solo bisogno di restarsene qualche stagione a riposare, e le ritroverò più rapinose che mai. Adesso però non è cosa, non è momento, non è stagione. Non sono io. Scopro cose nuove, da artisti che non sospettavo, alcuni esordienti totali, altri maturi, senili perfino: ma tutto è inedito, sorprendente, a volte da dimenticare, altrimenti da depositare nella banca delle emozioni. Ricordo ai tempi dei “dischi grossi”, i vinili tutti neri: se potevo comperarmene uno, un paio all'anno, era tutto miracolo. Ricordo l'epoca dei cd: leggevo meraviglie sui giornali, spendevo un capitale (pentendomene spesso), ma quello che mancavo era sempre troppo. Adesso il mondo pare non avere più confini fisici, ma io so dove pescare per soddisfare la mia sete d'acqua musicale. E naufragar m'è dolce in questo amare. 

Commenti

  1. Essendo passato parecchio tempo dalle furiose polemiche credo sarebbe il momento di un articolo obiettivo su Renato Zero - ovviamente è lui il mito caduto del quale hai scoperto l'ipocrisia d' artista- nel quale spiegare se effettivamente ti sei sbagliato e in che cosa, se il problema è l' artista, l' uomo o gli adepti e, in definitiva, cosa è successo di coì grave, da dover concludere ( io, te e molti altri ) che siamo stati così coglioni per quaranta anni. O magari siamo solo invecchiati

    RispondiElimina

Posta un commento