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ERAZERO


Zerofobia mi piaceva per la velocità, la corsa musicale, per il suono, per le atmosfere davvero decadenti, con due pezzi inusualmente violenti per la musica italiana, l'isteria de L'Ambulanza e Tragico Samba che era spaventosa. Nessuno cantava roba del genere in Italia, nessuno si permetteva il coraggio della crudeltà di Zerofobia e quello resta uno dei pochi, autentici album rock italiani. Ma il più bello, il più completo per me resta EroZero. Ce l'avevo in cassetta, ce l'ho ancora da qualche parte e per sbaglio mio padre pasticciando col microfono aveva registrato su un pezzettino di nastro la mia voce all'alba dell'adolescenza proprio in coda a Nascondimi. Come un segno, qualcosa che si incide per sempre e attraversa la vita. Non riesco più ad ascoltarmi, perché lui è morto e quel ragazzino è morto anche prima di suo padre. Erano tempi di libertà e EroZero resta l'album più incontrollabile, più imprevedibile, quello che segnava uno spartiacque, chiudeva un cerchio: già dal successivo Tregua le cose non sarebbero state più le stesse. Con un suono curatissimo, bilanciato, professionale ma ancora anarchico, arrembante. Assemblato e diretto da Piero Pintucci, che a ragione lo sente anzitutto una sua creazione – una volta a casa sua mi ha mostrato una fantastica gigantografia cartonata che riproduceva la copertina e la busta interna coi testi. Lucio Dalla impazziva per quel disco. Con dentro i due brani più importanti del canzoniere di Zero, Il Carrozzone e La Tua Idea; con episodi di pshyco-pop delirante quali RH Negativo, avanti di anni nelle orchestrazioni, nell'uso degli archi; con una parodia addirittura della Traviata (Baratto); con un episodio morboso come Fermoposta, e peccato fosse stata espunta l'introduzione usata viceversa nei concerti; ma forse era troppo estrema perfino per quel Renato Zero del 1979. Rimasero fuori canzoni di incredibile valore, come Al Mercato dell'Usato, poi passata a Loredana Berté, come Civiltà, con quel verso finale, Io senz'ali ho già sconfitto il vento ed io/Ho vinto, che è pura poesia del Novecento; come l'acida Giornalisti, più avanti recuperata come Carta Straccia, la stravolgente Le Scale, roba che i dEUS si sarebbero sognati quasi 20 anni dopo, e, volendo, come la bellissima Nafta, della quale circolavano provini antecedenti ma la cui coda, affidata a un effetto di tastiera analogo a quello su Periferia, suggerisce possibili contestualità di studio. Ecco, se un giorno arrivasse una ristampa in formato doppio album, con quelle ed altre outtakes, sarei il primo a comprarla, perché dischi così davvero non se ne sono più fatti. 

Commenti

  1. Pezzo strano- così, senza un preavviso,un pretesto e nemmeno una premessa- ma, per un appassionato di Zero come me, interessante e bello. Io ho conosciuto Zero nel '77, avevo quindici anni e fu una scossa che mi toccò nell' intimo e nel profondo e che trascendeva senz'altro il fatto strettamente musicale. Ancora oggi, non so dire perché, probabilmente aveva a che fare col fatto che fossi un ragazzo un po' più solo e forse sensibile degli altri. Da Zerofobia a Erozero, con i recuperi di Trapezio Invenzioni e No Mamma no, fu un terremoto emotivo continuo. Da Tregua in poi, la faccenda si è normalizzata, ma ho sempre seguito Renato- ad esempio, sono affezionato ai dischi della"crisi" anni '80,-e lo seguo ancora oggi, che ho una bella famiglia, un buon lavoro, potrei perfino definirmi un uomo-abbastanza- arrivato .E probabilmente, nell' intimo, sono sempre un po' solo e sensibile. Una cosa, vorrei dire: anche se gli ultimi due dischi non sono stati granchè, e quando leggo che Renato è stato rapinato dell'orologio da 70mila euro mentre scendeva dalla Porshe, viene da incazzarsi. Però, nonostante tutto, gli sono grato e gli voglio bene, perché è il compagno di una vita e mi ha davvero vissuto accanto.
    Francesco

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    Risposte
    1. Questo lo capisco perfettamente. Solo che Zero conosce fin troppo bene questa trappola della nostalgia e ci sta giocando, in modo sempre più spregiudicato, da troppo tempo.

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    2. Scusa Massimo,ma non capisco. Tu scrivi un articolo bellissimo, io faccio un commento , non voglio dire interessante, ma almeno sincero, quasi intimo, privato. Ma dove cacchio stanno i sorcini, quelli che un paio d'anni fa hanno intasato il blog di insulti ?

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