Adesso c'è un buco. Un
buco profondo ripieno di niente. Non si vede neanche bene, perché il
vetro è sporco oltre lo scuro. Più che altro arriva tutto il vuoto,
più che altro s'intuisce; e pare più piccolo e più grande quel
passato imprigionato nelle sue stesse spire, nelle possibilità
appassite, nell'indifferenza sorda di un intorno che non muta. Qui
nel piccolo emporio venivamo a trovar tutto ed era prima di ogni
tempo, i ninnoli di Natale appena dopo i mostri di Halloween,
Capodanno prima di Natale, la Befana già per San Silvestro, San
Valentino appena la vecchia volava via sulla scopa, Carnevale che
soffiava via i cuoricini, Pasqua prima della Quaresima e poi
l'estate, l'estate ancora nelle piogge, i profumi colorati di gomma
delle seggioline, dei materassini, e una sensazione di fresco in
attesa, di vacanze già pronte, già presenti nel piccolo emporio
sotto la galleria. E una ragazza piuttosto carina sempre indecisa
sulla pettinatura. Ottima nel suo lavoro, fatto di tante troppe
mansioni. Da sola, ma arrivava ovunque. Qui ogni visita era un
sorriso e nessuno si vergognava di spendere pochi euro, ché
l'emporio serve a questo. Ma i nostri sorrisi non l'hanno curato
dalla malattia dei negozi semplici, umili, fragranti e alla fine s'è
arreso. Di tanta vita, tante stagioni, un cartello scritto a
pennarello: ci siamo trasferiti a... Con la ragazza dei troppi lavori
e capelli, con tutte le cose a poco prezzo dentro. Ma molto presto ha
chiuso pure là. Quando muore un negozio muore un pezzo di tempo, si
sente rumore di serranda nell'anima. Resta un buco, uno spazio
inutile, un passato troppo piccolo e troppo grande.
chiudono le botteghe degli artigiani, i piccoli negozi di quartiere, i bar nascosti e poco frequentati, ma anche quelli più grandi, le edicole, i tabacchi, le pizzerie, i ristoranti.....le strade si riempiono di serrande abbassate per sempre, di vetrine sporche e impolverate dietro le sbarre del tempo e noi si aspetta la stessa fine...
RispondiElimina