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L'UOMO DA UN MILIONE DI EURO


“Vi sembro io un uomo da meno di un milione l'euro l'anno?”, chiede retoricamente il boss delle Ferrovie Mauro Moretti, ex sindacalista, uomo di D'Alema. Dovessero giudicare quelli che viaggiano in treno, non avrebbero dubbi. Alla fine dello scorso settembre io ho avuto netta la percezione di un pericolo esistenziale, cioè che si rischia la pellaccia anche solo a prendere un convoglio in Italia. Saliamo a Padova, io e mio fratello, reduci da uno spettacolo a Castelfranco la sera prima. A Bologna in stazione ladri e drogati da tutte le parti e la sensazione antica di doversi continuamente guardare le spalle che gli sbirri in borghese, riconoscibilissimi, non possono attenuare. Neanche una tavola calda, uno straccio di ristorante ma in tanto squallore hanno aperto un banchetto della crema Nivea dove due ragazze annoiate offrono campioni omaggio che quasi nessuno accetta. Piove che Dio la manda e dalle grondaie bucate ti travolgono docce proditorie e dalle piazzuole interne sono sparite le panchine, così la gente si siede dove capita, per terra, sui gradini a comporre un presepio che ricorda un suk. Pochi negozi di uno squallore bestiale e una percezione di sporco, di fatiscente ovunque, lavoratori solo extracomunitari per sfruttarli meglio e quelli manovrano i camioncini della spazzatura con rabbia omicida, suonano il clacson e se non ti sposti finisci nel cassonetto. A un certo punto si blocca tutto. Il ritardo dei treni, tutti i treni, conclamato in un'ora, sale inesorabilmente: 90 minuti, 120, 150, 180, 250 che pare una scena di Fantozzi. Poi i treni semplicemente spariscono nel nulla e nessuno ne sa più niente, nessuno spiega niente, dicono che “a Modena è piovuto”, come se fosse una giustificazione e non una bolla di follia. Non siamo in Cina, dove, a dispetto di un regime spietato, su un social network simile a twitter oltre 10 milioni di proteste hanno costretto il governo ad ammettere la responsabilità diretta delle ferrovie in un disastro nel sud del Paese che ha provocato 40 morti. Qui Twitter si usa per fare i pirla.
Più tardi comincia a girar voce di un fulmine ma nessuno lo ha visto, nessuna agenzia lo registra e suona tanto come l'ennesima balla per non dover fornire né motivazioni né rimborsi. La gente cadeva nel panico e ho visto, ho sentito anziani implorare spiegazioni e venire offesi, insultati, minacciati da personale Trenitalia che nessun concorso avrà potuto selezionare. Ceffi, da malavita, facce da spaccio e da incesto, luridi, trasandati, la divisa piena di patacche, la cravatta allentata e storta, la tracotanza di chi non è controllato e fa quello che vuole. Ridevano i controllori, i capistazione, ridevano e offendevano e minacciavano se qualcuno chiedeva qualcosa. A un vecchio, una faccia da galera in divisa ha sbraitato: “Ladro, bugiardo, vattene!”. E quello aveva le lacrime agli occhi. Mi sono allontanano per non compromettermi, ma sentendomi come l'ultimo dei vermi in una stazione piena di vermi in un paese di vermi. L'Italia è una dittatura fondata sull'irresponsabilità, un posto che ti fa diventare delinquente, che tira fuori il peggio di te, ti compromette nell'oscenità senza senso e senza ritorno. Siamo partiti dopo oltre 5 ore di ritardo e sul treno, un regionale camuffato da intercity di una sporcizia indicibile, un controllore che avrà avuto quasi 80 anni, obeso, ansimante, ci ha letteralmente tirato dei sacchetti con dentro roba scaduta: dallo scompartimento è partito un tragico banchetto dei mendicanti, tutti a fiondarsi per arraffare i sacchetti, senza la dignità che gli animali mantengono. 
E lì si capiva che in questo paese tutto è finito, che è oltre la decomposizione, che ha ragione Trenitalia il cui boss Moretti nelle stesse ore era in tribuna d'onore con D'Alema all'Olimpico. Un pensionato delle ferrovie che aspettava il mio stesso treno mi ha detto: “Me ne sono andato 20 anni fa, ovviamente dopo aver messo dentro i figli, ma era tutta un'altra cosa; adesso non si capisce più niente, è diventata una fogna, vent'anni fa con ritardi del genere avrebbero tamponato con un servizio sostitutivo di corriere: adesso insultano i viaggiatori”. Del resto, sono riusciti a prendere in giro, a intimidire, a insultare le vittime e i loro parenti della strage di Viareggio, di ogni disastro ferroviario. Sapendo che la magistratura è con loro, che in questo paese nessun potere, nessun potente paga. Pare che sui treni circoli più cocaina che in un bordello, fra macchinisti, controllori, bigliettari, capitreno, gente che è meglio non contraddire, a meno di non essere strafatto a tua volta. Io ho visto scene che mi vergogno perfino di raccontare qui. Ci abbiamo messo 10 ore per fare 400 chilometri, roba che definire da terzo mondo è semplicemente patetico. Ed è stata solo l'ennesima stazione di una via crucis ferroviaria che non finisce mai, che si rinnova sempre. L'ex sindacalista Moretti, uomo di D'Alema, ha concepito le Ferrovie di Stato a sua immagine e somiglianza: efficienti e lussuose per i manager come lui, mortificanti e pericolanti per i poveri cristi e il suo maggior titolo di merito sarebbe che la concorrenza privata di Della Valle e Montezemolo è ridicola, si è fatta del male da sola. “Vi sembro io uno che vale meno di un milione di euro?” chiede il boss delle Ferrovie Moretti. E minaccia di andarsene all'estero se gli toccano un centesimo, anzi se non adeguano il compenso ai suoi meriti.

Commenti

  1. questo supposto "grande" manager si dimentica che la sua azienda non macina ogni anno milioni di perdite solo grazie ai contributi pubblici: tolti quelli l'azienda sarebbe in rosso, anzi in profondo rosso, lo dicono i bilanci, per cui a prescindere dalla qualità dell'offerta (penosa eccezion fatta per l'alta velocità ma mica si può fare tutta l'Italia in alta velocità) in qualunque altra azienda privata avrebbe dovuto già alzare i tacchi ...ma Trenitalia è una SpA solo di nome, di fatto è un carrozzone pubblico sovvenzionato dai cittadini, altrimenti sarebbe fallita.....altro che manager questo è un burocrate e basta !

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  2. il commento precedente è mio

    Davide, Milano

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  3. oramai non fa piu' notizia ricordare che questo gentile signore, se fossimo in un Paese dove il merito conta , non sarebbe nemmeno controllore della tratta Milano Piacenza.
    con tutto il rispetto per (quasi tutti ) i controllori. :)
    vp

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