PIU' SCHETTINO PER TUTTI

Lo sanno quelli che si mascherano da Schettino che aveva ucciso 32 persone tra cui una bambina, rimasta a lungo a marcire nella nave affondata? Lo sanno e la cosa evidentemente li diverte. Ma sì, siamo tutti Schettino!, e giù un immondo rimbombare di trombette, tricchetracche, petardi nella più gioiosa tradizione dello sbraco nazionale. Tutto un Carnevale, macabro, grottesco, ma che sia Carnevale, dai forconi ai grillini agli imbecilli da talk show agli snob che a Venezia noleggiano i vestiti costosissimi, prima delle loro preoccupazioni, fino ai poveri che si accontentano di un costume cinese da comandante fellone. Come a dire: meglio un maiale, un personaggio repellente, ma personaggio, che l'anonimo nello specchio al mattino. Siamo tutti Schettino vuol dire l'allegro riconoscersi laidi, lui uno di noi, noi come lui se appena ne abbiamo la possibilità. Tante isterie sui valori intramontabili e usurati, dalla Costituzione alla resistenza all'antifascismo perenne e strumentale, ma poi fanno il pienone a una bizzarra festicciola per lanciare il libro di un esibizionista che ha messo Hitler in copertina e difatti lo festeggia con una simpatica torta a forma di svastica, sulla quale si fiondano affamati i convenuti. La parola d'ordine è: ironia, bando al moralismo, nessuna allusione, nessun rimpianto anzi è un modo per esecrare certe tragedie, per stemperare la memoria, insomma non facciamola lunga. Ma non è vero, la realtà è molto più semplice e miserabile: più una cosa fa schifo e più viene buona per ammantarsene, come un costume lurido. Ma sì, che vuoi che fossero i campi, le deportazioni, le camere a gas, tutta roba di cui si è detto e ridetto, ha rotto i coglioni, facciamone una bella parodia, un bel libro, bello per definizione visto che affonda nel trucido, nella violenza fumettara che si pretende moralistica, poi qualche critico che ci vede i significati del caso, lo peschiamo. Noi, che siamo provinciali bigotti, ci ostiniamo a considerare certe trovate più da bimbiminkia che si ammazzano di seghe ed escono solo per indossare una camicia di forza, vanno a fare i duri, gli irriverenti, i cinici, ma hanno paura della loro ombra, bastererebbero dieci minuti di terrorismo psicologico per farli scoppiare. Ma che fa? Più che tornare a bordo, restare sull'onda. Siamo tutti bimbiminkia, per dire dei capitan Schettino fermi alla fase orale, incapaci di assumersi la dignità della responsabilità. Se un tassista ci taglia la strada noi scendiamo, lo accoppiamo a bottigliate, come vediamo fare al cinema, poi scappiamo via. E quando ci prendono basta dire, di preferenza a una telecamera, che va bene, ci dispiace, siamo pentiti, ma che altro ci possiamo fare? Non pare un'allegoria del Paese se un disastro cercato finisce in burletta e il suo principale responsabile è riverito dai media manco fosse Nelson a Trafalgar? Dategli anche Sanremo, poi il governo e la finiamo qui.