Avere
giustizia, sperare giustizia dallo Stato colabrodo è una fatica da
niente, un vivere surreale in attesa di una ancor più
surreale eterogenesi dei fini. Nel basso Lazio
acciuffano un balordo, un figlio di papà latitante da 7 mesi a
seguito di condanna per concorso nell'omicidio di un coetaneo al
termine di una faida giovanile, operazione che viene illustrata nella
classica conferenza stampa delle grandi occasioni, senonché la
storia del Fantomas all'amatriciana che per sette mesi fa perdere le
sue tracce e poi viene rintracciato dalla polizia, che controlla le
auto dei parenti in visita, può andar bene per chi legge i giornali,
ma non per chi ci scrive sopra da 25 anni. Tanto per cominciare, non
torna che di questo balordo nessuno sapesse più niente. Per il
semplice motivo che il ricercato poteva mandare patetiche mail
intimidatorie al sottoscritto, che si era occupato del caso, subito
seguito dai parenti (i quali a questo punto dovrebbero venire
indagati per favoreggiamento). E io questa circostanza l'avevo
segnalata a chi di dovere, prospettando l'eventualità di una fuga
all'estero lì per lì accolta con scetticismo forse tattico, visto
che adesso saltano fuori tracciati telefonici da e per la Romania.
Come fa un balordo da quattro soldi a eludere per duecento giorni un
mandato di cattura interazionale e l'Interpol che lo cerca? Un
ragazzino già segnalatosi, insieme al resto della banda, per
scorribande ai danni di bottegai di Latina, quindi coinvolto in una
brutta storia, un regolamento di conti che finisce con la morte del
giovane Matteo Vaccaro. In primo grado vengono condannati in sei, con
pene dai 16 ai 24 anni, l'unico ad ottenere quasi subito gli arresti
domiciliari è proprio questo Paolo Peruzzi che, intercettato, dice
alla fidanzata: debbo fingermi pazzo così mi mandano a casa. E lo
mandano a casa. I carabinieri vanno a controllarlo, lo trovano con la
droga ma non succede niente, non gli viene revocata la misura
domiciliare e lui subito dopo sparisce. Ora, va bene tutto, la
complessità dell'indagine, la sofisticatezza dell'operazione, la
scaltra cautela degli inquirenti, ci sta tutto, ma questo alla fine
lo trovano in un casolare di Ardea, a 30 chilometri da casa e allora
lasciateci fantasticare una versione un po' differente. E cioè che
il pischello a metà dicembre ha una gran nostalgia e così lo fanno
tornare, gli trovano un posto per nascondersi, che la polizia
localizza immediatamente, gli lasciano passare le feste con mamma e
papà e poi vanno a riprenderselo. In altre parole lo Stato
colabrodo, che si fa scappare un criminale alla settimana, a un certo
punto ha un gran bisogno di rifarsi la faccia e allora qualcuno
piglia il telefono e dice, tornate a bordo, cazzo!, e riportatemi
quel coglione senza fargli del male. E così accade, nella speranza
di non ritrovarcelo fra una settimana da Barbara d'Urso. Dopo
l'incredibile evasione a Gallarate del mafioso Domenico Cutrì, lo
Stato ha arrestato 4 latitanti in poche ore tra i quali il fratello
di questi, Daniele, un altro boss della 'ndrangheta, Silvio Farao, e
il camorrista Mario Riccio. Ci stiamo sbagliando?
Perche non prenderlo subito ?
RispondiEliminaHa parentele così influenti ?