Sarà stato il '59, o forse il '60 e
noi due lavoravamo nell'ufficio di un'azienda chimica proprio nel
cuore di Milano, porta a porta con le famose Messaggerie Musicali. Il
titolare era un gentiluomo distintissimo, il dottor Zelman, che
frequentava la cosiddetta bella società ma rispondeva personalmente
al telefono e fissava i colloqui di lavoro. Mi assunse e, dopo un
paio di settimane, entrando provò come una vertigine: ma signorina
Marisa, che succede? Come mai la vedo doppia? Ma non aveva bevuto,
era solo che mia sorella Elva era passata a trovarmi e, combinazione,
era vestita e pettinata tale e quale a me. Impossibile distinguerci.
E, quando seppe che mia sorella era a sua volta in cerca di lavoro,
il dottor Zelman prese subito anche lei. E in giro si venne presto a
sapere la stranezza di quelle due gemelle così uguali che lavoravano
fianco a fianco allo stesso tavolo: chi entrava veniva colto sempre
da una vertigine. Ed entravano, o almeno passavano, in tanti
personaggi celebri, tra i quali una giovane scatenata che si faceva
chiamare Baby Gate e che proprio adesso ha compiuto 70 anni: il mondo
la scoprirà come Mina.
Fra i tanti artisti in amicizia col
dottor Zelman, c'era un giovanotto del sud, di una decina d'anni più
grande di noi: gli piaceva cantare il jazz e quasi ogni giorno veniva
a salutare “le sue gemelle Kessler”. Nicola Arigliano era un
gentiluomo anche lui, sempre impeccabile e correttissimo, mai
un'allusione, mai un gesto fuori posto. Simpatico ma riservato, un
rispetto che oggi non si usa più. Tutti ci rispettavano. Quante
volte ci hanno chiesto: ma voi sapete per caso cantare un poco, o
ballare, o recitare? Ci proposero perfino di fare le indossatrici,
perché, insomma, la nostra figura la facevamo, anche se non ce ne
rendevamo conto. Ma noi sapevamo solo battere a macchina e poco più,
e non ci passava neanche per la testa un futuro televisivo. Una volta
un'alta funzionaria, di quelle molto potenti, vedendoci come sempre
vestite uguali, con due vestitini color pastello, in un enorme
ascensore con altre 20 persone, esclamò: “Madonna Santa come siete
identiche! Sembrate due gelati!”. E noi avvampammo (allora si
usava) e non sapevamo cosa dire.
E Nicola Arigliano veniva a trovarci
ogni pomeriggio, e le sue Kessler non ballavano il dadaumpa ma gli
insegnavano le preghiere. Perché un giorno ce lo vedemmo entrare
tutto confuso, preoccupato: Franco Cerri gli aveva chiesto di far da
padrino al battesimo di suo figlio, appena nato, ma bisognava
recitare il “Credo” e Nicola Arigliano non ne conosceva nemmeno
una parola. E allora noi due sorelle tutti i giorni gli davamo
ripetizioni di “Credo”, ma lui, abituato a mandare a memoria
intere canzoni, niente: quella preghiera non gli entrava in testa.
Finimmo per scrivergliela su un bigliettino, e lui andò via tutto
rinfrancato.
Poi la vita ha fatto il suo lavoro, e
tre o quattro anni fa Nicola Arigliano è venuto a fare uno dei suoi
ultimi spettacoli dove vivo adesso, molto lontano da Milano. Ci andai
con mio marito, fu forse l'ultima nostra uscita insieme. Andai a
salutarlo, ancora emozionata, e gli feci la domanda più scontata e
più atroce: “Si ricorda? Le sue gemelle Kessler...”. E lui
rispose: “Come no!!!”. Ma non ricordava. Adesso sono rimasta
sola, davvero sola, e la scomparsa di Nicola Arigliano porta via un
altro bigliettino della mia vita. Uno degli ultimi. C'è scritto che
era una Italia e una Milano diversa, quella di 50 anni fa. Meno
confortevole, ma più bella. Non so come dire. Più bella.
(da "I Ricordi di Domani, ebook, via AMAZON e SMASHWORDS)
Franco Cerri compie oggi 88 anni
Buon compleanno Franco !
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