Altro
non so fare che tenermi compagnia. Sempre più abbandonato a me
stesso, sempre più solo, i miei passi risuonano in un vuoto
familiare ormai. È il vuoto dei miei percorsi, delle stagioni che
passano, degli amici che mi chiamano dal non ritorno. Di tutto quello
che ho perso e custodisco dentro: sopravvive con me, si perderà con
me. Diventa sempre più semplice e faticoso illudermi, accettando la
distanza di ricordi che raggrumano, ribollono sull'orlo della mente.
Un altro inverno di cui so già tutto. La solita attesa dal senso
obbligato. L'eterna illusione che ho scoperto tale. Uguale ogni
giorno, mi consumo. Invecchio. La strada che resta la conosco già. È
un cerchio perfetto di cui so già tutto. Ma finché mi sorprenderò
a scoppiare in pianto per una canzone, camminando da solo, lungo un
viale annottato, una strada distratta, una folla incosciente,
indifeso, incurante del mondo come il bambino che ero, che non sono
mai riuscito a tradire, che ancora mi salva e m'inganna, io non sono
pronto per morire.
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