Tra le mani
muoiono tante cose. Questo inverno, desolato come sempre, che tutto
si ferma e assiste, ti lascia sul davanzale. Certi affetti, compagni
importanti, commoventi complici di momenti infiniti un giorno chissà
perché andati via, lontani nel silenzio, irraggiungibili ormai. La
cosa che non ti spieghi è quella che brucia un po'. Muoiono anche
ritorni, ti riscopri dov'eri partito venti e più anni fa ma non è
più lo stesso, strati d'esperienza hanno svelato tutto, sai già
come va a finire ed è questo capire, questo conoscere il tempo che
non ti lascia scampo, chiede un dirottamento della speranza, ma tu
non ne hai più voglia. Qualche volta tutto suona già usato e non
hai forza di inventare entusiasmi, preferisci morire con chi è
andato a fondo, col vecchio in fondo all'ospizio, con chi non ha
neanche quello, col cagnone abbandonato, col gatto che ti chiama sul
ciglio, col fremito di due ali disperate, con gli occhi degli ultimi
che non sono mai stati altro, preferisci morire con te, che dentro
hai tutto questo e non sei mai stato altro e non sarai più altro in
questo inverno che scorre senza muoversi e sul davanzale lo guardi
sospendersi, senza più forza di fingere invenzioni, con qualcosa che
scava per le presenze assenti, le assenze presenti di chi t'abbracciò
promettendo un ritorno e tu non sapevi, forse sapevi bene, che quella
era l'ultima bugia, l'ultima fuga dal tuo inerme sorriso.
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