Eccolo
infine l'inverno. Con i suoi spifferi che soffiano contro i vetri, il
cielo che si chiude e le piante che ondeggiano mentre si fanno la
doccia, sembrano cantare loro, completamente felici. Ecco l'inverno
fatto di luce grigia, di scuri dentro il cuore, mattine che non
passano mai, pomeriggi di colpo inghiottiti nella notte. L'inverno
delle attese senza una ragione, dei ricordi che non hanno motivo.
Essere gatto, stendersi sul calorifero e irriderlo così, dormendoci
sopra fino a che non sarà sconfitto; e invece viverci dentro,
attraversarlo col torpore in ogni movimento, sognando un viaggio
sfibrante in autostrada scortato dalle gelate, dai filari d'alberi
ossuti, dalle pianure scomparse nella nebbia, dalle raffiche rabbiose
di gocce dure contro il vetro. L'inverno col suo vento stregato che
paralizza tutto, agghiaccia tutto e lo priva di senso, della gioia
del sole. L'inverno, che non è neanche a metà e non passerà più,
è cominciato adesso, porterà i suoi sbuffi bianchi, i suoi fantasmi
dalle lenzuola rigide, la scomparsa di ogni prospettiva. Ecco
l'inverno, fontana di nostalgia, di rifiuto ad uscire dalla tana che
ti fa impazzire, di strati di ore senza lancette nei giorni senza
tramonto.
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