Non sentirsi mai in una mattina
Di campane al vento della festa
Di quel male che ti nutre e costa
Una sinfonia di vetro in testa
Non sentirsi mai dentro la pelle
D'un peccato, d'un difetto o un pregio
Nel diritto a esistere, a guardare
Delle stelle in cielo il florilegio
Non sentirsi mai a Natale, al mare
Nei passeggi aperti della gente
Che s'intreccia, vive, si diverte
Non sentirsi né male né bene
Solo come un sasso in fondo a un fiume
Come un imbucato alla sua festa
L'ultimo che resta e si detesta
Mentre parla e parla, si racconta
E vorrebbe solo dirsi “basta”
E sentirsi fare di paura
Non appena t'avventuri fuori
Perché non è questo il posto giusto
Perché non esiste il posto giusto
Non sentirsi mai nella tua casa
Che ti guarda torva ma ti serve
Un rifugio dove piangere
Nel respiro affranto della gente
E capire che niente è importante
Niente di chi sei, hai e non hai fatto
Che non hai mai scritto un solo rigo
Che il respiro vago della fuga
Dall'orrore cominciava già
Prima dell'amore e t'animò
Non sentirsi mai in una risata
Nel risveglio di chi t'ha aspettato
Nella pelle che t'avvolge, in Dio
Che t'ha scaricato nella bolgia
D'un cercarti senza via d'uscita
Che non sia questa morte ferita
Nello specchio d'una lacrima
Che d'un vecchio cade sulla terra
D'un inverno in meno che rimane
O nei movimenti d'ogni giorno
Nell'ingiuria di un abbraccio eterno
Nella gioia se c'è una farfalla
Nell'orgoglio d'una foglia gialla
Nel tuo corpo che respira il sole
O nell'ombra di parole miti
Da stipare dentro un cruciverba
Non finito e questa è la tua vita
D'arenate corse in cieli d'erba
La tua vita senza via d'uscita
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