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MENTRE LA GENTE S'IMPICCA


La nuova scusa cult è: “Ma io faccio guadagnare”. Sembra la pubblicità dello sciampo, è invece il ringhio rabbioso dei progressisti tutti portfolio: Benigni, Crozza, Fazio. Roba da schiaffoni, ma se uno arriva a pretendere dieci, quindici, venticinque milioni, la vergogna l'ha già smarrita da un pezzo. E non sta in piedi: la Rai ha 250 milioni di debito, quindi non è questione di guadagnare: ma di risparmiare. Fare a meno di alcuni bravuomini in quota PD fa appunto tener da parte, a conti fatti, una sessantina di milioni: mica male. Anche perché poi il lucro eventuale se ne andrebbe per rivoli in seno alla gloriosa azienda, farcita di raccomandati politici. Mentre un guadagno, un bravo imprenditore, lo reinveste. Non è neanche una questione legata al mercato, cosa che comunque questi signori, a parole, disprezzano: il mercato dev'essere libero per definizione, oppure non è; se è drogato da manager, padrini, partiti, agenzie, che libertà è, e soprattutto che mercato è? Il mercato delle vacche, cosa che questa curiosa specie di progressisti sa benissimo. Si scomoda, infine, la natura bicefala della Rai, carrozzone pubblico in forma di spa: questi sono sofismi, la faccenda, ab ovo, è sempre la stessa: un Crozza, un Fazio, un Benigni rappresentano una colossale mangiatoia per un numero preoccupante di persone. Cosa che può andare, in modo discutibile assai, in una televisione commerciale: ma non in una foraggiata a canone (che, per inteso, sale ogni stramaledetto anno che il Padreterno ci concede). Inutile aggrapparsi alla pubblicità: senza un canone, cioè una tassa generale che il Ministero delle Finanze impone persino a chi non possiede un televisore, nessuno di questi ingaggi deliranti potrebbe porsi. E sono deliranti: venticinque milioni non li dai a un Chaplin, a un Tati: li dai a un comico da oratorio come Crozza, del quale andrebbe ricordata la deprimente nullaggine allo scorso Sanremo? Lo dai a un manichino balleccante come Fazio, al quale solo amici cari, ma in verità quella volta un po' sconci, come Biagi e Bocca (col contorno di un meno colpevole Montanelli) poterono dare un Premiolino che grida vendetta a Dio? Li dai a un Benigni che ha ampiamente scassato, che nessuno vuol vedere più? Una figuretta insignificante come la Dandini, niente più che una divulgatrice di partito, non ricevendo il milione secco che aveva chiesto, dopo una carriera in Rai che le ha fruttato un patrimonio da calciatore, se n'è andata a La7 (risultato: non pervenuto). Una come la Littizzetto razzola 300mila euro solo per tirar su il non irresistibile culo e togliersi le scarpe; poi, a proposito di pubblicità, c'è la Coop, ci sono i libri (Mondadori), le radio, le seratine, insomma l'indotto: alla fine, questa sciocchina ventriloqua di Serra (il famoso moralista) porta a casa anche lei il suo miliardino l'anno. Ma cos'è, il Bengodi? Non c'è misura, non c'è senso e non c'è ritorno, di audience o di réclame, che tenga. Queste sono semplicemente somme fuori da ogni logica, un decimo, un centesimo delle quali sistema una vita, mentre la gente si impicca. Pretenderle è osceno, concederle è banditesco e la politica ladra (tranne qualche azionista di riferimento, si capisce) non può sempre legittimare tutto, sistemare tutto. Anche se i beneficiari sono martiri secchi che piangono per la giustizia sociale; ma soprattutto, per l'ingiustizia loro.

Commenti

  1. che dire... parole sante!

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  2. faccio rappresentante,ed in alcuni mesi prendo ottime provvigioni che, a volte , mi creano imbarazzo se rapportate allo stipendio medio italiano,
    constato invece , che queste menti superiori e morali , in realta' :questi pezzenti della satira , non hanno il minimo ritegno.
    piccoli esseri , a volte nauseanti.
    Vp

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  3. Per non dire che poi Fazio è del Pd ma lavora per la Endemol

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  4. la coerenza non è di questo mondo.
    poi dicono che l'abito non fa il monaco... lo fa, lo fa.

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