Monologo tratto dall'omonimo e ebook disponibile via Amazon, Smashword ecc. |
@LA TANA DEL LUPO
Castelfranco Veneto, 28-09-13
Castelfranco Veneto, 28-09-13
Essere finalmente partiti col
monologo su Enzo Tortora è davvero una soddisfazione che nutre, che
fa rifiorire. Sono tornato, dopo tanti reading più intimi,
personali, a fare il giornalista con questo monologo che racconta una
storia tragica e commovente, ossessione per chi ha intorno ai 50 anni
ed oltre, sconosciuta per chi è venuto dopo: e questa discrasia del
ricordo, è forse la cosa più sconsolante e appassionante insieme:
questa sera vi presento un uomo, faccio di un fantasma carne e voce,
vi lascio assistere alla mutazione e al disfacimento di una dignità,
che tuttavia non si rassegna e non perde la sua partita: Enzo Tortora
è morto da uomo così come da uomo era vissuto, la sua dignità ne è
uscita limpida come e più di prima. Io leggo, mio fratello suona (musiche originali),
scorgo gente commossa oppure incredula: questo è accaduto appena
ieri: venticinque anni fa. Questo è accaduto ieri davvero, col
maestro Mastrogiovanni morto mentre lo filmavano su un lettino di
contenzione, senza colpe, senza accuse. Questo accade mentre noi non
sappiamo e non vogliamo sapere; e ci sono 67mila detenuti in
condizioni non si dicano disumane, ma perfino disanimali, di cui
nessuno parla. Neppure di Tortora, a dirla tutta, si parla: mi sarei
aspettato ben altro ricordo per i 25 anni che concludevano il suo
martirio, sofferto con la forza e la dignità di un uomo vero.
Invece, i pochi che se ne sono ricordati lo hanno fatto da impuniti
dicendo: io sono come Tortora. Se penso che, in una mandria di
sessantamila giornalisti, a portare in giro bene o male la vicenda di
Tortora siamo in tre: Piroso, Biacchessi e il sottoscritto...
Ma ne vale la pena. Ed è stato
faticoso e bello il ricordo, dolorosa e intensa la pioggia di parole
alla Tana del Lupo di Castelfranco Veneto dove tutti ma davvero tutti
si sono prodigati e meritano la nostra riconoscenza più affettuosa a
cominciare dal mio amico Roberto Ghegin fino ad ogni anima del
locale. In attesa della prossima rappresentazione in teatro, a San
Ginesio, confidiamo in altre occasioni, altri temerari disposti ad
ospitare la tragedia da dimenticare di un uomo vero. La stessa che,
anche se non ci piace sospettarlo, potrebbe capitare ancora oggi
anche a noi, a ciascuno di noi.
Ricordo bene. Fu una tragedia, personale e civile. Quella personale culminata con la morte della vittima. Quella civile non è ancora conclusa. I giudici- quelli che accusarono Tortora di essere stato eletto con i voti della camorra dopo aver condotto un' inchiesta assurda- non hanno pagato e anzi hanno fatto carriera, un referendum per la loro responsabilità civile- per dolo o colpa grave- è stato vanificato dopo essere stato vinto ( Pannella però, che ovviamente è matto, ci sta riprovando ), i giornalisti che , con pochissime eccezioni ( Bocca, Montanelli, Fini, Biagi ) aizzarono una vergognosa canea colpevolista sono tutti al oro posto.
RispondiEliminaSi, chi ha cinquanta anni, ricorda.
Francesco
dalla frequenza dei pezzi per L43 e da questi reading di ampio respiro si capisce che finalmente stai ritrovando degli spazi meritati e che ti stai lasciando alle spalle le squallide vicende del Mucchio....sono contento
RispondiEliminaDavide, Milano
Però potevi farmi un fischio, a Porto San Giorgio...
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