Si abbonda in
trasgressione, le puttane come Miley Cyrus che cavalcano palle da
demolizione, baci saffici in Parlamento, dichiarazioni sconvolgenti e
autoscatti su twitter. Non lasciano in pace manco la povera Hillary Clinton, mentre il marito ha già dato. Una vecchia gloria d'una Spice Girl vuol tornare sulla breccia e cosa fa? Confessa che ha baciato safficamente le ex compagne e poi anche se stessa, come ci sia riuscita non son riuscito a capirlo. Una mania, un'ossessione, pare che l'unica trasparenza possibile, dal sommo potere fino al podere, sia quella dei pruriti. Poi leggi il libro di Giampaolo Pansa appena
uscito, sorta di diario di vita, non solo professionale, ed hai conferma che non cambia niente, che gli uomini e le donne han sempre fatto
suppergiù le stesse cose negli stessi modi e anche cinquanta,
settant'anni fa c'era identica spregiudicatezza, solo con un filo di
perbenismo borghese in più, ma appena verso l'esterno: nella cerchia
degli intimi, del mestiere o delle amicizie, tutto si sapeva e tutto
si dava per scontato, proprio come oggi. Non so. Io questa faccenda
della trasgressione, proprio... Sarà che mi scappa sempre d'esser me
stesso e non mi accorgo di uscir dal seminato, ma non li conto più i
lettori, gli studenti di tutte le fasce che ho “sconvolto” col
mio comportamento, con le mie parole: e ad uscirne incredulo, ad
esserne sconvolto per primo ero io: ma cos'avrò fatto, di tanto
terribile? Non lo so, ma io questo problema non me lo sono mai posto.
Pure, sembro portarmi appresso un'ombra lunga, le rare, rarissime
volte che son finito in televisione lo capivo, lo sentivo chiaro che
il conduttore era preoccupato. E dovevo fare del mio meglio per
convincerlo che non avevo alcuna intenzione di combinare casini. La
trasgressione somma che io abbia mai gustato, fu del mio grande amico
e poeta Lugano Bazzani, che mi mancò, lo ricordo qui, dieci anni fa
esatti: gli avevano fatto un busto in bronzo del suo volto a
grandezza naturale: lo usava per metterci il cappello. E corteggiava
spudoratamente le donne, anche a 85 anni, e da vedere quelle come ne
godevano, come si scioglievano a quel gioco galante, d'altri tempi,
malizioso come solo un vecchio viveur che ha molto amato può
giocarlo, ma con tutta la squisitezza, la levità, l'eleganza
dell'ironia e dell'autoironia. Anime che scappano, e non se ne
trovano più.
Scendendo
vertiginosamente di registro, racconterò, in tema di trasgressione
inconsapevole, il rovescio della medaglia: certi santo Stefano a casa
di parenti, ove si riunivano gli amici dei nostri ospiti, tutta brava
gente dell'hinterland milanese che si alzava alle 4 per andare in
fonderia, in fabbrica o ad aprire un'edicola. Brave persone, che
bevevano troppo e saltavano i freni come tappi di spumante: allora
ero ragazzino, certe cose le capivo, altre meno, ma sempre uscivo
stravolto da quei pomeriggi che s'allungavano fino a sera tarda. Tra
un giro di tressette e una tombolata, volavano i calici e i
bicchierini, s'arrossavano gote e nasi, s'impennava il livello della
sana volgarità. Una volta, uno che chiamavano “Ciccio”, afferrò
una banana e, dandole impeccabilmente del lei, si mise ad agitarla
paonazzo davanti al naso di mia madre chiedendole: “Le basta,
signora?”. Tutti ridevano sguaiatamente, mio padre un po' a denti
stretti, mia madre, che è sempre stata un'ocarona, faceva tanto
d'occhi. Un Natale, anzi un Santo Stefano, Ciccio si esaltò. Dopo
aver scolato una bottiglia di un qualche vino micidiale da
supermercato, si mise a proclamare, rosso come la rivoluzione
d'ottobre: “A me mi piace fare il pompino al seno!”. E tutti a
rotolarsi. “A me mi piace fare il pompino al seno!!”. E la
moglie, fingendo imbarazzo, giù a gomitate, a calci sotto il tavolo.
“Che cazzo vuoi! Lo sai anche te che a me mi piace fare il pompino
al seno!!”. Risate scroscianti, cori, incitamenti. La nave degli ebbri. Un mantra. Il canto di Natale. Dopo parecchie ore
torniamo a casa, e in macchina mia madre, che aveva taciuto tutta la
sera, d'improvviso sbotta in mantovano: “Insomma, cus'el 'sto pompino al
seno?”. Mio padre guarda la strada senza risponderle. Ma ride, scuotendo la testa sconsolato.
Commenti
Posta un commento